Le riforme che si ebbero dal 1934 al 1936 portarono ancora una volta molti elementi innovatori sia nel potenziamento del personale, sia nella dotazione di nuovi mezzi e nuova sedi distaccate. L'organico in questo periodo ammontava a 188 uomini e rimase pressoché invariato fino alle soglie del secondo conflitto mondiale; a loro supporto una trentina di mezzi, tra quelli di istituto e quelli d’emergenza. Tra questi spiccava l’autoscala Magirus K30, la cui lunghezza sviluppata era della ragguardevole misura di 38 metri. Con la continua espansione e lo sviluppo della città, nel 1934 venne istituito il primo distaccamento: il “Lingotto” che sorse all’estrema periferia sud della città. Le precedenti 6 stazioni vennero abolite nel 1883 al momento dell’insediamento della nuova Caserma Centrale di Strada Santa Barbara (oggi Corso Regina Margherita). Sempre nel 1934, grazie ad un accordo stipulato tra la Federazione Tecnica dei Pompieri e i Ministeri della Guerra e dell’Interno, vennero adottate le nuove divise di panno grigio chiaro, valide per tutti i Corpi dei pompieri italiani. Si compì un primo significativo passo verso l’unificazione nazionale del servizio antincendio. Ma la paura di una sciagura di vaste proporzioni cominciava nuovamente a serpeggiare tra la gente: la Seconda Guerra Mondiale. Il coinvolgimento dell’Italia nel secondo conflitto era ormai una questione di pochi mesi. Il R.D.L. 27 febbraio 1939, n. 333 convertito poi nella Legge 27 dicembre 1941, n. 1570, dettava le nuove norme per l’organizzazione dei servizi antincendi, definendo i compiti e le finalità del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, “il quale è chiamato a tutelare la incolumità delle persone e la salvezza delle cose, mediante la prevenzione e l’estinzione degli incendi e l’apporto di soccorsi tecnici in genere, anche ai fini della protezione antiaerea. Il Corpo è chiamato, inoltre, a contribuire alla preparazione delle forze necessarie alle unità dell’esercito di campagna ed ai bisogni della difesa territoriale” (Art. 1). Siamo ormai nel 1941, anno in cui, come è già stato detto, i Corpi dei Civici Pompieri, con il Reale Legge Reale 27 febbraio 1939, n. 333, confluirono nel Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, diretto dal Ministero dell’Interno. La guerra era scoppiata e con essa tutti i gravissimi problemi che ogni guerra si porta dietro: lutti, distruzioni e fame. I comuni più industrializzati vennero continuamente martoriati dai bombardamenti degli alleati. Torino è stata una delle città che più di altre ha patito duramente le pene di una assurda guerra. I Vigili del Fuoco preposti alla difesa civile di Torino e provincia nel momento più cruento delle incursioni che avvennero dal 13 luglio 1943, ammontarono a circa 3.000, distribuiti in vari presidi e distaccamenti collocati in strutture industriali, cascine, scuole ed anche case private. La Lotta di Liberazione vide impegnati, in un importante contributo alla causa per il ripristino dei valori della libertà e dell’uguaglianza, i Vigili del Fuoco di Torino e provincia. Furono numerosi i vigili arrestati, deportati, fucilati o addirittura morti in azioni di combattimento. Uno dei primi a cadere, in un agguato teso dai nazi-fascisti, fu il vigile del fuoco Pensiero Stringa, figura di rilievo del movimento: la XXIII Brigata Celere S.A.P. partigiana, composta da soli elementi appartenenti ai Vigili del Fuoco, prese il suo nome. Furono 43 a fine guerra i Vigili del Fuoco caduti nella Lotta di Liberazione: il Comando Provinciale di Torino all’indomani della Seconda Guerra Mondiale venne decorato di Medaglia di Bronzo al Valore Civile.
La Circolare n.69 del 7 maggio 1939, stabilisce che ogni Comando Provinciale, in base al proprio bilancio economico, si doti del nuovo Elmo da Incendio prodotto dalla Società Anonima Bergomi di Milano. Sono previste due versioni suddivise nelle categorie: quella da ufficiali con l’elmo di cuoio e cresta in ottone dorato semplice, al costo di £.168. e quella da Sottoufficiali e vigili il cui elmo, sempre in cuoio ma con cresta in ottone brunito al costo di £.135. L’elmo quindi si presentava in cuoio con la calotta verniciata in nero lucido, la cresta in ottone brunito dall’aspetto opaco per i Vigili e Sottufficiali e in ottone dorato dall’aspetto più chiaro e lucente per gli ufficiali. Da notare che né in questa circolare né in quelle future, viene fatto accenno ad un nome preciso dell’elmo che viene semplicemente identificato dalla tipologia (elmo da incendio) e ditta produttrice (Società Anonima Bergomi). Questo per sottolineare al collezionista che in realtà oggi usiamo una dicitura del tutto arbitraria quando indichiamo questi elmi con il nome modello 38 o abbreviato M38, rispetto alla più corretta e anonima dicitura: elmo da incendio del Corpo Nazionale. La Circolare continua indicando le modalità di consegna degli elmi, che devono essere ritirati dai Corpi partecipanti al I° Campo Nazionale previsto a Roma per il 24 giugno 1939. I Comandi avrebbero fatto l’ordine del quantitativo necessario e delle taglie per il solo personale partecipante al Campo Nazionale, i rimanenti vigili rimasti ai comandi di appartenenza avrebbero ricevuto gli elmi in un secondo momento. La ditta Fratelli Lorioli di Milano avrebbe poi fornito le fiamme d’ottone recanti il numero del Comando direttamente alla ditta S.A. Bergomi, per agevolare le consegne a Roma. Con la successiva Circolare n. 70 del 30 marzo 1940-XVIII, viene stabilito che tutti gli elmi da incendio, siano verniciati con lo smalto alla nitrocellulosa marca Arson-Sisi n. 54397, entro il termine stabilito del 20 maggio 1940-XVIII. Il colore definito in alcuni documenti: Grigio Topo, era lo stesso che veniva applicato ai mezzi e alle attrezzature con l’apposito ordine del giorno. Tutte le componenti dell’elmo ad esclusione del fregio e del sottogola devono essere verniciati, le parti metalliche altresì dovranno essere rese ruvide onde migliorare la resa della verniciatura. Durante la guerra anche i materiali dell’elmo vengono modificati, per adattarsi alle politiche di risparmio delle materie prime, i crestini che prima erano in ottone vengono prodotti direttamente in metallo autarchico verniciato. L’approvvigionamento degli elmi da incendio, era completamente a carico dei Comandi Provinciali, e con l’intensificarsi del conflitto divenne chiaro che la ditta Bergomi non poteva onorare nei tempi richiesti gli ordini che continuamente le pervenivano. Per questo motivo come si può vedere nelle fotografie di guerra, vennero recuperati anche gli elmi modello Milano, anch'essi verniciati di Grigio Topo e dotati del nuovo fregio della Lorioli: questi elmi insieme anche a piccole aliquote di altri modelli venivano poi consegnati ai Vigili Volontari che man mano venivano richiamati in servizio continuativo insieme agli Adrian metallici che subivano lo stesso trattamento. Dopo il periodo bellico gli elmi lentamente saranno riverniciati nuovamente di nero, venendo sostituiti a partire dal 1951, dall’elmo prodotto dalla Ditta Violini di Torino. L’elmo nelle sue forme non è altro che una modifica dell’elmetto allora in uso al Regio Esercito, il modello 33 o abbreviato M33. Nel caso dell’elmo da incendio la calotta era modellata sulla base del M33 al quale veniva aggiunto un prolungamento sul retro che doveva idealmente proteggere la zona della nuca e deviare l’acqua dalla schiena, ed infine veniva aggiunto il crestino di rinforzo. L’interno discende anch’esso da quello degli M33, differenziandosi per alcuni particolari importanti: è in tela cerata in sostituzione della vacchetta del modello militare, soluzione che ne determina un deterioramento maggiore e una qualità minore, inoltre la lamina metallica che costituisce lo scheletro su cui viene posta l’imbottitura presenta uno spessore minore e qualità diversa rispetto al modello militare, ed i rivetti che fissano l’interno al corpo dell’elmo sono esattamente gli stessi dell’M33, così come il sottogola.
Le informazioni sulla storia del servizio antincendi torinese sono tratte da vari articoli, principalmente da questo sito preziosissimo e dall'ottimo numero dei Quaderni di Storia Pompieristica edito in occasione del bicentenario della nascita ufficiale dell'83° Corpo di Torino. Per quanto attiene al glorioso elmo descritto, come detto sopra la descrizione riportata è tratta dall’articolo contenuto nell’ottimo sito di Crema e Lodi. Infine l’immagine storica in ultima posizione proviene da qui.
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