mercoledì 30 aprile 2008

Il casco algerino Gallet F1 di Algeri





La repubblica democratica d’Algeria è situata nel nord del continente africano nella regione prevalentemente desertica del Maghreb, al pari del Marocco e della Tunisia. Storicamente colonia francese, ha avuto un distacco traumatico dalla madrepatria negli anni ’50 del secolo scorso, culminato con l’epica battaglia di Algeri. La capitale Algeri, affacciata sul Mediterraneo, ha una popolazione che assomma a più di due milioni di unità nell’intera area metropolitana, una della maggiori del continente africano. L’amico Hassene mi ha promesso un periodo di servizio di 24 ore in una Unitè d’Intervention se solo riesco a raggiungerlo ad Algeri; qui i vigili del fuoco svolgono, a rotazione, un turno sull’ambulanza (Sanitaire o Medicalisè), un turno sul camion ed uno in caserma; i pompieri sono tutti professionisti, essendo completamente assente la componente volontaria.
Come tutte le ex colonie l’Algeria risente dell’influsso francese anche nel materiale pompieristico; durante l’occupazione infatti i vigili del fuoco erano dotati del classico Adrian cromato, contrassegnato da un meraviglioso fregio a medaglione (vedi foto in basso; ringrazio Gabriele per la cortesia); dall’indipendenza in poi si è continuato ad utilizzarlo, passando poi gradatamente ed in anni recenti al Gallet F1 versione cromo. Questo è l’esempio del casco in collezione, che si presenta in condizioni eccellenti. La sua particolarità sta nella placca che è caratterizzata dal simbolo della Protezione Civile, a cui appartengono i vigili del fuoco inquadrati nel Ministère de l’Interieur; qui, al contrario del classico colore blu, il triangolo è nero e reca all’interno un cerchio contenente la riproduzione in piccolo dell’originario emblema posto sull'Adrian, a raffigurare due mani che cingono una fiamma su campo ondulato. Sullo scudetto si trova una scritta il cui significato mi è tuttora ignoto, e a cui porrò rimedio appena possibile (magari qualche utente di questo blog mi potrà aiutare.. Fatto! C'è scritto "Al Uikaia Al Madania" e significa "Protezione Civile" - Grazie Mustafa!). Il fatto che le mani cingano la fiamma senza necessariamente spegnerla ha una valenza profonda: in queste regioni prevalentemente aride e scarse di vegetazione il fuoco ha un significato diverso da quello che gli attribuiamo noi, e il suo mantenimento è un’arte che fa la differenza tra la vita e la morte, tra i popoli del deserto; è incredibile ciò che riesce a fare un Tuareg con tre rami secchi, riuscendo a cucinare per sé e la sua famiglia e scaldarsi la tenda nella gelida notte sahariana, mentre noi cugini “ricchi” e circondati di boschi accatastiamo ciocchi nel camino. Sotto questo punto di vista anche il fuoco distruttore dell’incendio viene considerato più un padre degenere e da riportare a più miti consigli piuttosto che un nemico da annientare, anche se ovviamente la poesia cessa di affascinare quando una casa o una fabbrica rischiano di essere distrutte o una vita corre il pericolo di essere annientata dalle fiamme: in questo caso il prode Sapeur Pompier d’Algérie scatena tutti i litri d’acqua a sua disposizione per vincere la solita, eterna battaglia e... “Sauver ou Perir”…

Nessun commento: