martedì 16 settembre 2008

Il casco siriano Schuberth di Damasco





La Repubblica Araba di Siria o semplicemente Siria (in arabo Sūriyya), è uno Stato del Vicino Oriente grande circa 185.000 km², con poco più di 19.000.000 di abitanti, e la sua capitale è Damasco. Confina a nord con la Turchia, ad est con l'Iraq, a sud con la Giordania, ad ovest con Israele ed il Libano; sempre a ovest si affaccia sul Mediterraneo. E’ una repubblica di tipo presidenziale, e la lingua ufficiale è quella araba. Damasco è la città più popolosa (circa 1.700.000 abitanti, che diventano 6.500.000 con l'area metropolitana); città storica, nata nello stesso periodo delle civiltà mesopotamiche, è considerata la più antica città del mondo fra quelle abitate in maniera continuativa, con una storia plurimillenaria che risale, nei suoi primi insediamenti, al quarto millennio avanti Cristo.

Il servizio di estinzione degli incendi negli anni ‘90 ha operato la scelta di uniformare gli equipaggiamenti ed in particolare gli elmi, prima miscuglio di residuati francesi, un tempo colonizzatori, che avevano lasciato un buon numero di Adrian cromati, Cromwell ex inglesi in sughero, qualche Mispa e vecchi caschi americani in fibra. Oltre a Damasco ed Aleppo le città costiere di Latakia, Banyas e Tartüs hanno iniziato questo processo, essendosi dotate di un servizio di estinzione incendi e soccorso organizzati su base professionistica. Nelle città minori non esiste nulla di organizzato, ed alla bisogna i cittadini si mobilitano con mezzi primitivi e si “arrangiano”, più o meno con la catena umana dei secchi dalla fontana del paese (quando c’è).

Il casco in collezione è quello attuale fabbricato dalla tedesca Schuberth nel colore rosso per i vigili del fuoco, mentre i graduati lo hanno in colore bianco; visto il budget è di una semplicità assoluta, paragonabile ad un casco cantieristico, dotato di guscio in fibra di vetro con quintupla costolatura di irrobustimento (sul modello del vecchio Bullard Tricorne, di prossima analisi su questi schermi), bardatura interna in nylon e sottogola elastico; ricorda nella forma il casco francese tipo Petitcollin degli anni 60/90. Ha più o meno il coefficiente di protezione al calore ed alla fiamma di un santino infilato nella tasca della tuta, ma almeno offre riparo dal sole ed una certa visibilità grazie alle bande catarifrangenti laterali; non sono previsti attacchi per un paracollo posteriore o per sistemi di respirazione, non presenta nemmeno uno schermo protettivo anteriore. In compenso reca sul frontale un meraviglioso fregio smaltato, che recita nei pittorici caratteri arabi la parola “pompieri” in bianco con scala, ascia ed elmo incrociati su sfondo blu; gli ufficiali hanno in aggiunta al fregio una mezzaluna bianca nella porzione inferiore dello scudo.

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