La FIAT, acronimo di “Fabbrica Italiana Automobili Torino”, è stata fondata a Torino sul finire dell'800: nacque dalla comune volontà di una decina tra aristocratici, possidenti, imprenditori e professionisti torinesi di impiantare una fabbrica per la produzione di automobili. L'idea di produrre automobili su scala industriale era venuta agli amici Emanuele Cacherano di Bricherasio e Cesare Goria Gatti (già fondatori dell'ACI Automobile Club d'Italia) che avevano precedentemente costituito e finanziato la "Accomandita Ceirano & C.", finalizzata alla costruzione della "Welleyes", un'automobile progettata dall'ing. Aristide Faccioli e costruita artigianalmente da Giovanni Battista Ceirano. Visto il successo ottenuto, Bricherasio e Gatti proposero ad un gruppo di conoscenti di acquisire le esperienze, le maestranze e la competenza della "Accomandita Ceirano & C." per trasferirle su scala industriale, come già avveniva nella fabbriche dell'Europa settentrionale. Oltre ai due promotori, si mostrarono disposti a partecipare altri membri dell’establishment torinese, che si riunì a Palazzo Bricherasio per sottoscrivere l'atto di "Costituzione della Società Anonima Fabbrica Italiana di Automobili": era l'11 luglio 1899. I soci versarono un capitale di 800.000 lire in 4.000 azioni (circa 10 milioni di euro attuali); parte della quota azionaria venne assunta dal possidente Giovanni Agnelli. La prima vettura costruita dalla FIAT fu il modello "3½ HP", copia della "Welleyes" e prodotta in 8 esemplari nel corso del 1899. La FIAT iniziò la costruzione del famoso stabilimento produttivo del Lingotto nel 1916 e lo fece entrare in funzione nel 1923. Gianni Agnelli, l'erede, divenne presidente della FIAT nel 1966 e lo rimase fino al compimento del 75° compleanno, quando le norme statutarie lo obbligarono a cedere la presidenza. Per decenni FIAT è stata il fulcro della città di Torino, condizionando nel male e nel bene l’intera vita cittadina. Gli stabilimenti della Casa e quelli collegati della Lancia, dell’Autobianchi, dell’Iveco, dell’Abarth ed il loro indotto impiegavano negli anni dai ’60 ai primi anni ’90 decine di migliaia di torinesi. Da allora ad oggi la situazione è molto cambiata, e pur rimanendo molto importante la Fiat (che negli anni ha sviluppato la propria attività in numerosi altri settori, divenendo il più importante gruppo finanziario e industriale privato italiano), ha ceduto il passo a molteplici attività di tipologia variegata e diversificata, che vanno dal terziario, alla tecnologia avanzata, al nascente turismo generato dalle meravigliose Olimpiadi invernali del 2006 che hanno profondamente segnato la città dandole una vocazione di capitale del piacere, dell’enogastronomia e dell’architettura di prestigio, e togliendole quella fama, immeritata, di grigio dormitorio industriale.
Il Corpo Vigili del Fuoco della Fiat, similarmente a quanto già accennato nel post sul casco della LEDOGA, per il suo compito di protezione delle vite oltre che dei macchinari, delle scorte e dei magazzini, dei fabbricati e degli impianti produttivi rivestiva un ruolo molto importante nell'organigramma aziendale. A questo scopo erano destinati equipaggi appositamente addestrati ed equipaggiati, in servizio permanente di sorveglianza e pronto intervento, affiancati da operai di linea con funzioni di supporto che intervenivano a chiamata lasciando le loro mansioni. In ogni Stabilimento si trovavano quindi: un funzionario addetto al servizio antincendi; una squadra di Vigili aziendali, composta di un numero variabile tra 14 e 50 elementi, a seconda del tipo e dell’estensione dello Stabilimento medesimo; una o più motopompe carrellate, negli stabilimenti maggiori affiancate da una o più autopompe. La prevenzione degli incendi, di importanza ancora maggiore della protezione, consisteva in una dotazione di mezzi mobili (secchi di sabbia, estintori, idranti), l’adozione di piani di sfollamento di stabilimento con periodiche prove di evacuazione, e la presenza di impianti fissi di estinzione (idrici tipo “sprinkler” e a nebulizzazione). All’interno della Fiat e delle sue collegate esisteva un Servizio Centrale Antincendio, che emetteva apposite norme inerenti la prevenzione e l’intervento contro gli incendi: queste riguardavano l’organizzazione ed il funzionamento del servizio antincendio negli stabilimenti, la dotazione del materiale antincendi nei singoli posti di vigilanza, distribuiti capillarmente nei siti produttivi e logistici ed affidati ad operai appositamente formati per dare un allarme tempestivo alle squadre ed iniziare le prime opere di soccorso ed estinzione, la gestione e la manutenzione, a livello di magazzino centrale, delle dotazioni antincendio e dei mezzi di sicurezza; infine la parte tecnica, che andava dalla predisposizione di piani antincendio e di “sfollamento”, alla formazione di vigili ed addetti. Tutto questo complesso sicuramente costituiva un’opera pionieristica, in anni in cui la prevenzione degli incendi era agli albori, ponendosi anni avanti rispetto a quelli che in seguito sarebbero diventati obblighi normativi. Oggi l’antincendio nella Fiat e collegate è stato terziarizzato ed affidato ad una società del gruppo, la Sirio, che fornisce il personale, i mezzi e il “know-how” di sicurezza, curando anche la vigilanza.
I pompieri della foto di archivio (fornita dall’Archivio Storico Fiat) si vedono ritratti nel corso di una esercitazione nello stabilimento Grandi Motori nel 1966 con indosso i loro copricapi, i prestigiosi elmi della ditta Violini s.r.l. di Milano; questa ditta nei primi anni ’60 aveva sostituito alla Fiat i precedenti modelli in cuoio tipo “Milano”, affiancati in periodo bellico da modelli militari tipo “M33”. Negli anni '80 i "Violini" sono stati affiancati dai classici "Mispa" e, negli ultimi tempi, dai francesi Gallet F1, nei colori bianco per i capiposto e capisquadra e rosso per i vigili. Il casco Violini, vero caposaldo della protezione del vigile del fuoco negli anni dal 1950 al 1970, nacque a seguito dell’esigenza del Corpo Nazionale di sostituire gli ormai vecchi e logori modelli bellici Nazionale 38. Realizzato, con la tecnica dello stampaggio, in resina fenolo-formaldeide (famiglia a cui appartiene la Bachelite, considerata la prima vera “materia plastica”) mescolata a nerofumo in funzione di supporto, al suo interno veniva incollato un cerchiaggio con cuffia in cuoio (realizzata dalla ditta Sarchi di Pavia) chiusa verso l’alto da alette libere in sommità e legate da un laccio, regolando le quali si poteva variare l’altezza del casco sul capo e ottimizzare comfort e protezione; veniva prodotto in diverse misure in funzione della circonferenza del capo e portava sui due lati in sommità fori di aerazione. Questo è stato antesignano, in affiancamento col casco coevo della Pirelli costruito a Torino, del successivo glorioso casco Mispa, ditta anch'essa torinese che quando la Violini chiuse i battenti ne rilevò le linee produttive e diede avvio alla produzione di massa del casco che ha equipaggiato tanti pompieri fino al 2003, tra cui il sottoscritto. Il casco Violini, che differisce dal Mispa per la texture superficiale quasi “vellutata” tipica del materiale di alta qualità con il quale era realizzato e dal Pirelli per l’aspetto meno “plasticoso” ancora oggi è un pezzo diffuso e di relativamente facile reperibilità; lo è molto meno in queste condizioni eccellenti e, soprattutto, con questo raro e prezioso fregio in oro con asce, granata fiammeggiante e cartiglio a sovrastare lo scudetto con la scritta “Fiat” in stile prebellico.
2 commenti:
Ciao.
Stavo guardando la tua descrizione in merito ai caschi utilizzato dal corpo pompieri Fiat.
Volevo fare una piccola precisazione: fino al novembre '09 ho lavorato presso la vigilanza antincendio Fiat e, i caschi utilizzati, sono si Gallet F1 ma non nella coloritura che hai menzionato tu.
Ma mi spiego meglio.
I caschi sono di colore bianco per il "Capo Turno" o "Capo Squadra" e il colore rosso per i "Vigili"
Ringrazio Andrea per la precisazione. Questo blog è fatto delle informazioni che riesco a reperire, sulla Rete e direttamente dalle persone coinvolte. La mia visita al servizio antincendi aziendale di una ditta del gruppo, peraltro molto interessante, mi ha fatto mancare un tassello nelle mie informazioni, che Andrea ha colmato.
Posta un commento