lunedì 26 settembre 2011

Il casco industriale indiano di Mumbai







L’incredibile India è una repubblica federale dell'Asia meridionale formata dall’unione di 28 stati e 7 territori, fra cui quello della capitale, Nuova Delhi; settimo paese per estensione geografica al mondo e secondo più popolato dopo la Cina con più di un miliardo di abitanti, l’India possiede una linea costiera che si snoda per 7.500 km dall'Oceano Indiano a sud, al Mar Arabico a ovest. Confina con Pakistan (con cui intrattiene rapporti burrascosi), Cina, Nepal, Bhutan, Bangladesh (che ai tempi della dominazione britannica faceva parte del suo territorio con il nome di Bengala) ed infine la Birmania ad est. E’ stata annessa gradualmente alla Compagnia Inglese delle Indie Orientali dai primi decenni del XVIII secolo e successivamente colonizzata dal Regno Unito dalla metà del XIX secolo; l'India è diventata un moderno Stato nazionale nel 1947, dopo una lotta per l'indipendenza che è stata caratterizzata da una diffusa resistenza non violenta il cui protagonista principale fu il Mahatma Gandhi, fautore della disobbedienza civile in opposizione all’occupazione britannica. L'India è la dodicesima più grande economia del mondo in termini nominali, e la quarta in termini di potere d'acquisto. Riforme economiche hanno trasformato il paese nella seconda economia a più rapida crescita (è uno dei quattro paesi emergenti con Brasile, Cina e Russia a cui ci si riferisce con l'acronimo BRIC), ma nonostante ciò il Paese soffre ancora di alti livelli di povertà, analfabetismo e malnutrizione: oltre 300 milioni di persone fanno parte della casta dei Dalit, gli “intoccabili”, condannati per nascita a svolgere i lavori più umili e degradanti. Mumbai (nota fino al 1995 come Bombay) è la capitale dello stato del Maharashtra; il suo agglomerato urbano conta più di 21 milioni di abitanti, rendendola la sesta più popolosa area metropolitana del pianeta (Tokyo è la prima di quest’elenco con oltre 30 milioni di abitanti). Mumbai si trova sulla costa occidentale dell'India e possiede un profondo porto naturale, che movimenta quasi la metà del traffico marittimo merci dell'India.

La legge indiana impone ad ogni municipalità di dotarsi di una brigata antincendi, e a partecipare al servizio antincendi della regione di appartenenza; il lavoro, svolto da 200.000 uomini nell’intero Paese, è quello classico dei pompieri di tutto il mondo consistente essenzialmente nel soccorso tecnico. Le principali compagnie industriali hanno il loro servizio antincendi privato, come lo hanno tutti i porti e gli aeroporti. Il servizio antincendi della città di Bombay, il Mumbai Fire Brigade, è il maggiore di tutta l’India, ed è composto di 2.700 vigili del fuoco distribuiti su 33 caserme nel territorio della Greater Mumbai; trae le sue linee-guida direttamente dalla London Fire Brigade da quando, nel 1890, il Chief W. Nicholls prese il comando provenendo direttamente dalla capitale britannica e plasmando il servizio antincendi sulle consuetudini della madrepatria, mai mutate anche dopo l’indipendenza del 1948 (inclusa la pausa per il tè delle cinque, tuttora in vigore). Il quartier generale è a Byculla, ed i quattro settori in cui è suddiviso il territorio vengono denominati Divisions; tutte rispondono al Deputy Chief, il Capo Dipartimento. I turni, inizialmente di 24 ore consecutive, ora durano otto ore scandite dalla campanella che suona alle 5:45 per la sveglia mattutina. Il prode pompiere di Bombay era dotato fino a quest’anno di una divisa in lana blu e casco in sughero pressato identico a quelli che si utilizzavano in Gran Bretagna negli anni ’50, rendendo incredule le persone che assistevano a salvataggi ed estinzione di incendi anche impegnativi da parte di vigili del fuoco usciti da una pagina di un libro di storia; nel 2008 tale inadeguatezza si è palesata in occasione di un trucido attacco terroristico che ha comportato incendi massivi a seguito di esplosioni ed appicca menti dolosi nei luoghi interessati da questi episodi; da qui è partita la ricerca di un nuovo kit che è attualmente in fornitura, con divisa da intervento in Nomex e moderno casco con visiera retrattile.

Il casco in collezione è uno dei più rari e difficili da ottenere, stante la difficoltà di approvvigionamento da un Paese in cui difficilmente si manda al macero un’attrezzatura ed in cui i caschi da pompiere vengono tramandati da collega a collega. E’ realizzato localmente sul modello del britannico Merryweather da abili artigiani del cuoio, contornato da bande di ottone con la grande cresta sulla sommità, similarmente al modello messicano, il cui scopo è l’irrobustimento dell’elmo e la ventilazione del capo dell’utilizzatore, con un improbabile interno in finta pelle azzurra; porta un grande fregio metallico che lo fa ascrivere al servizio antincendi di una primaria azienda cittadina, che per legge ha dotazione di un proprio celere servizio di estinzione altrettanto pronto ad essere dislocato fuori dalle mura aziendali per fornire supporto ai pompieri comunali in caso di necessità.

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