giovedì 12 settembre 2013

Il casco delle Nazioni Unite in Kosovo







Il Kosovo è un territorio amministrato dall'ONU; confina con la Serbia a nord e a est, con il Montenegro a nord-ovest, l'Albania a sud-ovest e la Macedonia a sud; è senza sbocco al mare. Il Kosovo ha una superficie di 10 887 km² (estensione quasi identica a quella dell'Abruzzo), in gran parte occupato da rilievi. Ha dichiarato unilateralmente la propria indipendenza dalla Serbia il 17 febbraio 2008, ed il suo status giuridico non è univocamente condiviso: viene riconosciuto come Stato da 103 dei 193 paesi dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. Il territorio del Kosovo fu la miccia che portò alla disgregazione dell'ex Jugoslavia: una delle due principali etnie presenti sul teritorio, quella albanese, già nel 1968 aveva manifestato chiedendo invano per il Kosovo lo status di repubblica; le proteste si erano riaccese all'inizio degli anni 80 quando ebbero luogo le primavere di Pristina (1981-82) segnate da un'escalation di violenza e di attentati da parte dell'etnia albanese contro le istituzioni federali. Nel 1987 Slobodan Milošević, allora leader del Partito Comunista serbo, dovette recarsi in Kosovo per cercare di tranquillizzare la situazione, che nel frattempo si era notevolmente riscaldata, e cercare di dare conforto alla sempre più esigua minoranza serba oggetto di violenze e prevaricazioni. Una volta salito al potere nel marzo 1989 Milošević riuscì a far revocare (in modo non del tutto costituzionale) gran parte dell'autonomia del Kosovo e della Vojvodina: Il 28 giugno 1989, 600º anniversario della prima battaglia del Kosovo, Milošević pronunciò un violento discorso contro l'etnia albanese, assimilandola ai turchi ottomani: è opinione comune che proprio questo discorso sia stata una delle cause che portò alla disgregazione della Jugoslavia come nazione unitaria. Dall'altro, segnò l'avvio di una politica di assimilazione della provincia, con la chiusura delle scuole autonome di lingua albanese e la sostituzione di funzionari amministrativi e insegnanti con serbi o persone ritenute fedeli alla Serbia. Dopo un periodo iniziale di protesta non violenta ebbe inizio la politica repressiva e paranoica di Miloševič contro i kosovari di etnia albanese, distinguendosi per vari massacri, portando alla morte molti civili (cifre non confermate: circa 11.000 albanesi e circa 5000 serbi. Nel 1999 scoppiò un conflitto armato vero e proprio, che vide l'intervento di diverse forze internazionali in protezione della componente albanese del Kosovo, presa di mira dal governo centrale di Belgrado. La pulizia etnica fu fermata, e le due parti, quella serbo kosovara e quella kosovaro albanese, furono invitate inutilmente a trovare una soluzione in comune. In base alle Risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite numero 1244 del 1999, il Kosovo fu provvisto di un governo e un parlamento provvisori, e posto sotto il protettorato internazionale UNMIK e NATO. Negli anni successivi la situazione è andata lentamente normalizzandosi, anche perché l'etnia albanese era ormai prevalente in quasi tutto il Kosovo, ma nonostante ciò la violenza non si è placata del tutto. 

A seguito della guerra il sistema di difesa anticendi del Kosovo era divenuta disastrosa, con mancanza di mezzi e uomini; quei pochi presenti erano in gran parte rotti (i mezzi) e poco addestrati e competenti (gli uomini). Nel 1999 l’amico Robert venne mandato dall’ONU in Kosovo per effettuare i sopralluoghi di sicurezza e prevenzione incendi delle sedi ONU che sarebbero state utilizzate per gestire la provincia serba. Nel corso di questi sopralluoghi venne effettuata anche una valutazione dei servizi antincendi locali per conoscere il loro livello di competenza ed efficienza, riscontrandone la palese inadeguatezza: da qui prese spunto l’idea di organizzare un servizio che andasse oltre i normali compiti dei vigili del fuoco ONU, vale a dire la tutela antincendi del personale e dei beni dell’Organizzazione. Il responabile della missione contribuì a creare il corpo VVF ONU con compiti di riorganizzazione dei Vigili del Fuoco kosovari anche attraverso la creazione di una accademia di formazione, dirigere tutti gli interventi di soccorso nonché amministrare i pompieri kosovari in termini di logistica e gestione dei mezzi. Oggi il Servizio antincendi, su base municipale, è nettamente migliorato, conta 723 vigili suddivisi in 31 caserme.

Il casco in collezione è un insolito Safeco Chieftain utilizzato in Kosovo dai pompieri ONU nei primi anni 2000. Dal 1927 la Chieftain produceva caschi ed equipaggiamento in Canada. Negli anni ’60 la sua denominazione divenne la Safety Supply Canada, per diventare negli anni ’80 la Safeco Chieftain entrando poi a far parte dell’americana Protective Group, per essere infine assorbita dalla Fire-Dex, anch’essa compagnia statunitense, nel 2010. La forma è quella classica del casco di tipo “americano” nel particolare colore blu, scelto per identificare chiaramente le uniformi dei peace-keeper e per questo detti “caschi blu”. E’ ben contraddistinto dalle scritte perimetrali bianche UN (United Nations in declinazione anglosassone) ed in fronte reca il simbolo dell’Organizzazione, un planisfero circondato di tralci di alloro nei colori bianco e dorato.

Nella penultima foto si trovano raffigurati vigili ONU con pompieri locali nel corso di un intervento di soccorso nei dintorni di Pristina; nell'ultima invece vengono ritratti i pompieri di Baghdad durante un addestramento; il vigile del fuoco ONU che è con loro indossa un raro casco Sicor VFR2000 nel colore blu.

Qui si trova il sito del Ministero dell'Interno kosovaro.

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