lunedì 4 aprile 2016

Il casco peruviano Cairns 660 di Lima







Il Perù è uno Stato dell'America meridionale. Confina a nord con Ecuador e Colombia, a est con il Brasile, a sud-est con la Bolivia, a sud con il Cile, e ad ovest con l'Oceano Pacifico. Il territorio peruviano è stata sede di antiche culture, che vanno dalla civiltà Norte Chico, una delle più antiche del mondo, all'Impero Inca, lo Stato più grande dell'America precolombiana. Oggi il Perù è una Repubblica presidenziale democratica rappresentativa divisa in 25 regioni amministrative; la sua geografia fisica varia dalle pianure aride della costa del Pacifico, alle vette delle Ande e alle foreste tropicali del bacino amazzonico. Si tratta di un paese in via di sviluppo con un alto Indice di sviluppo umano e un tasso di povertà del 28,7%. Le sue principali attività economiche sono l'agricoltura, la pesca, l'estrazione mineraria, e la produzione di prodotti tessili. La popolazione peruviana, stimata in circa 30,5 milioni, è multietnica, e comprende amerindi, europei, africani e asiatici. Lima è la sua capitale, fondata col nome di Ciudad de los Reyes, centro culturale, industriale e finanziario dell'intero Stato sudamericano. Nel censimento del 2007 la popolazione, in continua crescita, di oltre 9 milioni di abitanti essenzialmente risultato della migrazione dalle campagne degli ultimi decenni, in particolar modo dagli anni sessanta del XX secolo: oggi è tra le 30 città più popolose al mondo. Lima è multietnica, le sue 28 università ne fanno uno dei principali centri culturali del Perù e dell’intera America Latina, ricca di musei, eventi culturali, fervente nel campo del commercio e dell’industria. La città si trova in una valle scavata dal fiume Rímac in riva all'oceano Pacifico sulla costa centrale del Perù. Il clima di Lima è abbastanza singolare: a parte il suo alto livello di umidità e scarse precipitazioni, sorprendono le sue strane caratteristiche grazie alle quali, pur essendo situata quasi al livello del mare in una zona tropicale, la costa centrale del Perù è molto più fredda di come dovrebbe essere dal punto di vista geografico. Essa presenta inoltre una serie di microclimi atipici a causa del freddo che le contraddistingue, ricoprendo con una coltre nebbiosa il territorio per buona parte dell’anno.

Alla fine del secolo XVIII il Vicereame del Perù, in seguito ai continui incendi che distruggevano la città di Lima ed il porto del Callao, ordinò che al suono d'allarme dovevano presentarsi i maestri falegnami, carrozzieri, caricatori, muratori ed acquaioli con i propri attrezzi, botti e secchi. Nel 1847, la nuova Repubblica vide la necessità di creare un servizio antincendio in ambito nazionale. Questo fu realizzato il 5 dicembre del 1860, quando un gruppo di ricchi commercianti peruviani e stranieri residenti nel Callao, decisero di proteggere le proprie vite e proprietà dal fuoco devastatore. Sorse così la Compagnia Nazionale di Pompieri Volontari “Unione Chalaca” che ancora ha il N°1, la più antica e nel cui certificato di nascita figura un italiano: José (Giuseppe) Dall'Orso. Il Corpo ha nelle sue origini una preziosa componente d'origine italiana; si tratta delle Compagnie dei Pompieri Roma (N° 2), Italia (N° 5), Garibaldi (N° 6 e 7) che oggi fanno parte delle unità più antiche, da più di un secolo si dedicano a salvare vite in questo Paese. Nel 1953 avvenne la rifondazione del Cuerpo con criteri moderni, avvenuta il 2 dicembre con il giuramento della Giunta Direttiva Provisionale. Oggi si compone di 202 compagnie distribuite in tutto il territorio nazionale, a cui fanno capo oltre dodicimila pompieri, di cui il 30% sono di sesso femminile. I prodi Bomberos, tutti organizzati su base prettamente volontaria e totalmente privi di riconoscimento economico, gestiscono annualmente oltre 140 mila emergenze suddivise tra incendi, soccorsi e interventi sanitari. Il Corpo dei Pompieri burocraticamente è un organismo decentralizzato che dipende dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e fa affidamento a un budget statale per comprare materiali, attrezzature e provvedere alla manutenzione delle unità. Tuttavia, molte unità sono in pessimo stato, cosa che a volte rende difficile il loro lavoro, nonostante i pompieri mantengano alto lo spirito e ogni volta ci siano sempre più giovani che vogliono entrare a far parte del servizio volontario; vendite di beneficenza, raccolte di fondi e feste sopperiscono ai deficit statali. La stazione n° 21 prende il suo nome “Rimac” dal quartiere di Lima in cui sorge, toponimo del fiume che scorre in mezzo alla Capitale e ne costituisce l’”anima” idrica. Qui, in calle Pedregal, operano gli APS “M21-1” e “M21-2” in configurazione polivalente, il carro soccorso “Res21” adibito agli interventi di “rescate”, l’ambulanza medicalizzata “SAMU-21” e la base “Amb-21” oltre all’ABP –“Cist-21” da 4000 litri.

Il casco in uso ai fratelli peruviani è il classico tipo americano, già visto in altri post, come quello sul casco americano di San José di California, o quello che descrive il casco dello Swaziland: in questo caso il Cairns 660 nel colore rosso che contraddistingue tutte le attrezzature dei pompieri del CBVP, incluse le tute. Sul fronte campeggia il simbolo del Corpo, uguale in tutto il Paese, su base catarifrangente; ai lati il numero indica la Caserma di appartenenza (che vanno dalla 1 alla 202 su base nazionale) e il crest a semicerchio con l’indicazione del nome della stessa, oltre a bande rifrangenti gialle sul perimetro. In alcune caserme, su base personale in virtù del costo nettamente maggiore, sono in uso anche i 1010 e 1044 e simili, caratterizzati da costolature molto più marcate e ampio scudo identificativo frontale in cuoio, più simili allo storico N5A visto nel post su New York. Completa il tutto la visiera frontale in metacrilato, il soggolo con aggancio rapido e il paranuca in tessuto Nomex a proteggere la parte posteriore del capo dagli effetti del calore e della fiamma. Qui troviamo il sito del Corpo Nazionale, e da qui è stata tratta la foto di un intervento congiunto con i pompieri di caserme adiacenti.
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venerdì 4 marzo 2016

Il casco nazionale tunisino Gallet F1S






La Tunisia, ufficialmente Repubblica Tunisina (el-Jomhūriya it-Tūnisiya), è uno Stato del Nordafrica bagnato dal mar Mediterraneo e confinante con l'Algeria ad ovest e la Libia a sud e a est. Si ritiene che il suo nome, Tūnus, abbia origine dalla lingua berbera, con il significato di promontorio, o, più probabilmente, "luogo in cui passare la notte". Il francese e l'italiano sono lingue molto diffuse, e sono utilizzate nella pubblica amministrazione, nell'istruzione superiore e nel commercio. ll 40% della sua superficie è occupato dal deserto del Sahara, mentre gran parte del territorio restante è composta da terreno particolarmente fertile; possiede inoltre circa 1.300 km di coste facilmente accessibili. Il Paese, è piccolo ed ha una popolazione di circa 11 milioni di abitanti, con una grande percentuale, oltre un milione, che vive all’estero, principalmente Francia e Italia: vale la pena di ricordare che, come gli altri Paesi del Maghreb, dal 1881 al 1956 la Tunisia, pur formalmente retta dal Bey o Signore di Tunisi, fu soggetta al protettorato francese. Oggi Tunisi, capitale del governatorato omonimo, è una città di 728.453 di abitanti che diventano 2.321.227 se si considera l'area metropolitana, numeri che la rendono, oltre che la città più popolosa  della Tunisia, anche la maggiore dell'Africa settentrionale.

In Tunisia i pompieri appartengono all’Ufficio Nazionale della Protezione Civile, e fanno parte delle forze di sicurezza del Ministero dell’Interno. Vi è una organizzazione centrale nazionale, che tra le altre cose gestisce il Centro di formazione nazionale di Naassen, e 24 direzioni regionali, che sovrintendono 35 stazioni di intervento, una brigata speciale di salvataggio e USAR, 19 centri di soccorso secondari e dieci posti avanzati dislocati nelle maggiori imprese private a maggior rischio di incendi. Il personale in uniforme si divide tra gli ufficiali che vanno da sottotenente a colonnello, i sottufficiali da sergenti ad aiutanti capo (il nostro Capo Reparto Esperto), mentre la base è composta da caporali e caporali superiori, per dare loro importanza gerarchica in caso di interventi congiunti con altre Armi statali. Hanno un ricco parco mezzi che vanno dai mezzi di soccorso sanitario, sia medicalizzati che di base, ai mezzi di estinzione (APS, ABP, ecc.) a quelli di soccorso (autoscale, gru, mezzi polisoccorso). A ciò si unisce la preziosa opera di prevenzione degli incendi, svolta tutti i giorni dai pompieri tunisini in affiancamento all’instancabile opera di soccorso e protezione dagli incendi.

Anche i pompieri tunisini, come gli altri di ascendenza francofona, negli anni sono passati attraverso i caschi Adrian per approdare al ben noto e diffuso elmetto Gallet F1, nella versione cromata di indubbio fascino estetico, oltre che funzionale: si vedano in proposito i due caschi già illustrati in precedenza, quello dell'Algeria e quello del Marocco, quest'ultimo in fase di aggiornamento con l'arrivo di un nuovo splendido esemplare. La particolarità del casco in collezione è la rara placca con fregio in rilievo, dotazione dei pompieri di questo Paese oltremare così vicino a noi, in cui troviamo raffigurato il simbolo dell’ente di appartenenza. Questo è composto dalla cartina stilizzata del Paese ai cui lati sono posti un ramo di ulivo e una spiga di grano, in sommità reca la mezzaluna con la stella ed al centro gli strumenti del lavoro, vale a dire la lancia antincendi e l’ascia sormontate dal profilo del vecchio casco Adrian oggi solo più destinato alle parati; in ultimo nel cartiglio si trova la scritta “Corpo Speciale Vigili del Fuoco” e la scritta "Allah è Maometto". Questo fregio viene montato sulla placca classica dei Sapeurs Pompiers in cromo, come il casco e costituisce un raro e interessante pezzo della collezione, testimonianza del servizio di questi fratelli a noi così vicini. Nella fotografia, presa da qui, si notano due sapeurs tunisini in intervento, del tutto paritetici nonostante l’ufficiale, mostrato sulla destra, appartenga al sesso femminile, retaggio dell’apertura e della laicità che, da sempre, contraddistinguono questo popolo. Qui si trova il sito dell’Ufficio di protezione civile.
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giovedì 7 gennaio 2016

Il casco dominicano Cairns Senator de La Romana






La Repubblica Dominicana è una democrazia rappresentativa situata nei due terzi orientali dell'isola caraibica di Hispaniola, nelle Grandi Antille. Confina a ovest con la repubblica di Haiti, ed è bagnata a nord dall'Oceano Atlantico, a sud dal Mar dei Caraibi e a est dal Canale della Mona, che la separa da Porto Rico; la sua capitale è Santo Domingo, e si parla lo spagnolo nella sua variante caraibica. Il territorio dominicano è prevalentemente montuoso, dominato dalla Cordillera Central con punte oltre i tremila metri, i più elevati dei Caraibi, ed il clima è tropicale caraibico, con piogge abbondanti e fasce climatiche in relazione all'altitudine. La popolazione ammonta a 9,9 milioni con un tasso di crescita dell'1,5% ma si stima la presenza di circa un milione di immigranti illegali haitiani, in fuga dalla lancinante povertà e dalle miserabili condizioni di vita del loro Paese flagellato da cataclismi e carestie, che sfuggono al normale censimento. La Romana è una delle 31 province in cui è suddiviso il territorio, ed è anche il comune capoluogo, popolato da 139.671 abitanti; la località prende nome da una pesa detta "la romana" e gestita da una famiglia romana, usata nel Cinquecento per valutare le merci importate ed esportate dall'isola di Hispaniola; da allora La Romana è stata centro dell'esigua emigrazione di italiani nella Repubblica Dominicana. Questa emigrazione è divenuta consistente e si è arricchita quando a fine Ottocento furono sviluppate piantagioni di zucchero nelle campagne circostanti: la famiglia Vicini ne è stata la massima rappresentante, ed ha successivamente promosso lo sviluppo del turismo nell'area con la creazione di "Casa de Campo", un villaggio turistico molto lussuoso. Ciò ha contribuito a fare de La Romana, terza città del Paese, una delle più ricche del territorio, proprio in virtù del suo essere epicentro dei flussi turistici, anche grazie alla presenza sul suo territorio di uno scalo aereo internazionale, insieme alla massiccia presenza della filiera produttiva della canna da zucchero in tutte le sue componenti.

Il Corpo Pompieri de La Romana fu fondato nel 1921 sotto la guida del Jefe, cioè Capo, Maggiore Gabriel Lama. La scarsa collaborazione delle autorità fece fallire questo progetto e trascorsero due decenni prima che, nel 1941, un gruppo di cittadini illustri rimettesse in piedi un servizio di soccorso pubblico degno di questo nome, che il 16 agosto del 1942 divenne finalmente reale con l’inaugurazione della sede, dove oggi c’è un ristorante in Calle Diego Avila. Nei mesi seguenti il servizio si organizzò in brigate, rispettivamente Pompe, Estintori, Soccorso e salvataggio, Crolli e puntelli, Polizia e ordine, Vettovagliamento, Musica e sanità del Corpo. La sede rimase in quella localizzazione fino al 1961, quando si trasferì in nuovi locali ristrutturati e migliorati presso la sede della Polizia nazionale, dove si trova tuttora, sotto la guida dal Colonnello Antonio Gerbasi, con una componente permanente unita a quella volontaria, che davano al Corpo un discreto organico. Inizialmente scarsi di mezzi, negli anni ’70 del secolo scorso grazie al Rotary Club di Portorico fu possibile acquistare un’autopompa usata, e grazie agli sforzi dei membri del Corpo uniti a fondi statali fu finalmente possibile acquistarne una nuova, di tipo americano, nel 1980. Negli anni ’90, vista la crescita del tessuto urbano, se ne aggiunse un altro, di tipo europeo, dono della comunità britannica, insieme alla prima ambulanza del Corpo. E’ del 2001 l’arrivo di una autobotte da 2000 galloni, destinata a rivoluzionare le capacità di intervento del Corpo, sotto la guida dell’illustre Capo Colonnello Medardo Antonio Quezada, detto Tony dai suoi affezionati pompieri, ai quali ha dato più personale, migliori uniformi e alimentazione, oltre ad un salario più alto. A lui si deve la costruzione di un nuovo distaccamento a nord della città e l’acquisto di quattro mezzi antincendio e uno di soccorso. In questo periodo fortunato si è anche creato un Dipartimento Tecnico con il compito di praticare la prevenzione degli incendi, uno dei mezzi più efficaci per ridurre i rischi di incendio e il miglior mezzo di salvaguardia delle vite umane e dei beni che i pompieri hanno il compito statutario di proteggere.

La ditta Cairns ha origine nel 1868 a New York quando i fratelli Jasper e Henry Cairns acquistarono la ditta fondata da Henry Gratacap nel 1836, e da allora rifornisce la grande maggioranza dei pompieri americani, anche dopo essere stata assorbita nel 2000 dalla multinazionale MSA. La produzione continua ad essere a Clifton, una cittadina del New Jersey in cui la Cairns & Brothers si è trasferita dalla storica sede di New York negli anni ’50 del ‘900. Il modello Senator in alluminio, presente in collezione con la prestigiosa e rara placca del Capo del Corpo de La Romana, il “Primer Jefe”, entrato in produzione del primo dopoguerra è rimasto sulla testa dei pompieri di tutto il Continente americano almeno fino agli anni ’70 del secolo scorso, per essere via via abbandonato a causa del problema di conduttività elettrica del metallo con è costruito, a causa del verificarsi di incidenti anche molto gravi, connessi con l’elettrocuzione intesa come complesso dei danni arrecati al corpo umano dal contatto con correnti elettriche pericolose.  

Qui c'è il blog dei pompieri de La Romana, e da Qui è stata tratta la fotografia della sede, il Cuartel, degli eroici colleghi centroamericani.
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giovedì 3 dicembre 2015

Il casco albanese Nazionale di Scutari






Oggettive difficoltà linguistiche e mancanza di contatti diretti hanno sempre reso difficile la conoscenza con un pompiere albanese, sia per quanto riguarda l'approvvigionamento di un casco, sia per le informazioni che sempre accompagnano i miei post. Poi nel breve volgere di pochi mesi l'amico, collega, referente collezionistico oltre che carissimo ispettore superiore ha reperito un raro e prezioso copricapo, pur in condizioni deplorevoli che, come sa chi frequenta questo blog, per me non costituiscono un motivo per ridurne il valore, anzi. In seguito il gentilissimo e disponibile amico albanese DOC di Shkodra anche se ormai madrelingua italiano, mi ha messo in contatto con un Vigile del fuoco che ha reso possibile la descrizione della struttura del Corpo albanese. Ad entrambi va il mio rigraziamento per aver contribuito a mettere un altro tassello a questa collezione e a questo blog: falenderim Reze, grazie Chris! 

L'Albania è uno Stato della Penisola balcanica situato nel sud-est dell'Europa. Il paese ha una superficie di 28 748 km² e una popolazione di 2,8 milioni di abitanti, è membro delle Nazioni Unite, la NATO, e altre numerose organizzazioni internazionali. Dal 24 giugno 2014 l'Albania è ufficialmente candidata per l'adesione all'Unione europea dopo aver richiesto formalmente l'adesione all'UE il 28 aprile 2009; è tra i paesi emergenti d'Europa, e, grazie alle numerose bellezze naturali, storiche ed artistiche, tra le nuove mete turistiche dei Balcani. La sua capitale è Tirana, principale centro finanziario del paese. Dopo decenni di isolamento, non solo con il blocco occidentale ma anche con gli stessi Paesi di oltre cortina di ferro, visti dal padre/padrone albanese Enver Hoxa come traditori dei dogmi del comunismo e quindi da evitare, recentemente riforme di libero mercato hanno aperto il paese agli investimenti stranieri, in particolare nello sviluppo di infrastrutture energetiche e di trasporto.
Scutari, in albanese Shkodra o Shkodër) è una municipalità (bashki) di 289.000 abitanti situata nell'Albania nord-occidentale, capoluogo del distretto omonimo, vicino ai fiumi Drin, Buna e Kir e di fronte all’omonimo lago, al centro di una zona, dove in un raggio di 45 km si passa dalle spiagge adriatiche, alle zone impervie e montagnose delle Alpi Albanesi. Scutari è luogo culturalmente importante per la nazione albanese, viene infatti considerata "La culla della cultura albanese", oppure la "Firenze dei Balcani", è città ricca di monumenti e attrazioni turistiche, oltre che essere da sempre considerata la capitale morale dell'Albania. Il clima è di tipo mediterraneo, con inverni miti ed estati calde: in inverno la temperatura difficilmente scende al di sotto dei -4 C°, invece d'estate può arrivare a 40 C°.

I pompieri albanesi o Zijarrfiksi sono statali in dipendenza dal Ministero dell’Interno, ed inquadrati nelle forze di Polizia regionali; l’organizzazione e la gestione spettano invece al Comune di riferimento. Ogni reparto ha quattro gruppi operativi composti da 7/8 persone, di cui 1 caposquadra, 2 autisti ed i restanti vigili oltre a un centralinista che gestisce la risposta telefonica. Ogni squadra presta un turno di 24 ore alternato a tre giorni di riposo, in uno dei quali garantisce comunque la reperibilità, per dare supporto alla squadra che non potesse fare fronte all’emergenza. In dotazione hanno vecchi mezzi dell’epoca comunista a cui si vanno via via affiancando nuovi APS, botti e scale della Mercedes o Iveco. Il pompiere albanese guadagna circa 300 euro al mese, e la tradizione vuole che si tramandi il mestiere di padre in figlio.

Il casco in collezione è un usatissimo, arrugginito, ammaccato, incompleto casco antisommossa della Polizia, di cui i pompieri sono parte, promosso sul campo all’uso pompieristico rendendolo visibile con adesivo catarifrangente. E’ in fornitura ai vigili del fuoco insieme a una pletora di altri caschi di tipologia molto variegata, frutto di donazioni di altri Corpi, di scambi, di acquisti personali del pompiere. Si vedono caschi inglesi, norvegesi, americani, e anche italiani, spesso con i loro fregi originali e le differenze cromatiche proprie delle loro attribuzioni originarie, a testimoniare la povertà nelle dotazioni dei pompieri albanesi ma contemporaneamente la volontà di riscatto e di miglioramento di questi colleghi così vicini a noi. Resta da capire se la strada della novità ed il nuovo decollo economico del Paese porteranno in futuro questi cugini a dotarsi dei classici Gallet o li avvicineranno ai nostri Sicor VFR, vista la pluriennale vicinanza che ci lega.

Nella fotografia uno dei momenti più gioiosi della vita della caserma, la visita di una scolaresca vociante e festosa. La foto è tratta da qui.
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mercoledì 28 ottobre 2015

Il casco americano Bullard UST della U.S.A.F.







La United States Air Force (abbreviata in U.S. Air Force, o USAF) è l'aeronautica militare degli Stati Uniti d'America, parte integrante delle Forze Armate. Rappresenta la branca dell'amministrazione militare USA che si occupa di guerra aerea, guerra spaziale e cyberwarfare. L'USAF è uno dei sette "servizi in uniforme" ed è nata come forza armata separata e indipendente dall'esercito il 18 settembre 1947. Attualmente rappresenta la più grande forza aerea del mondo con oltre 9.000 velivoli in servizio, basi sparse su tutto il globo tra cui l’aeroporto di Aviano, che è un'infrastruttura militare italiana utilizzata dall'USAF. Si trova nel comune di Aviano, in Friuli-Venezia Giulia, ai piedi delle Prealpi Carniche: nella base ha sede il 31° Fighter Wing dell'aeronautica militare statunitense, a sua volta parte dell'U.S.A.F.E. (United States Air Forces in Europe). Nella USAF vi sono in tutto circa 352.000 uomini e donne in servizio attivo. La prestazione complessiva fornita dall'USAF nel 2009 era ufficialmente designata con tre descrizioni: Global Vigilance, Global Reach e Global Power (Viglianza Globale, Portata Globale e Potenza Globale) con 5.573 velivoli con pilota in servizio, circa 180 “unmanned aerial vehicles”, i droni, e 2.130 missili Cruise lanciabili dal cielo oltre a 450 missili balistici intercontinentali. Il Dipartimento dell'aviazione ("Department of the Air Force") è diretto da un civile, il Segretario all'aviazione ("Secretary of the Air Force"), preposto a tutti gli affari politici ed amministrativi, mentre il Dipartimento dell'aviazione è una divisione del Dipartimento della difesa, diretto dal Segretario della difesa. L'ufficiale più elevato nel Dipartimento dell'Aviazione è il Capo dello Stato Maggiore della Forza Aerea degli Stati Uniti (Chief of Staff of the United States Air Force), che fa parte dello Stato Maggiore Congiunto (Joint Chiefs of Staff). Alla USAF appartiene il famoso Air Force One, in realtà una vera e propria flotta di aerei che trasportano il Presidente degli Stati Uniti in giro per il mondo.

I vigili del fuoco della USAF sono avieri inquadrati nei Civilian Engineer Squadron, di cui il 31° presta servizio nella Base di Aviano. Svolgono tutte le mansioni proprie dei Vigili del Fuoco, con le particolarità connesse con il loro servizio fuori dal normale, a contatto con sostanze molto reattive e pericolose, e tipologie incidentali che richiedono competenze molto specialistiche, quali quelle di aeromobili. La loro copertura non solo dei velivoli e delle piste, ma anche del territorio della base, in cui vivono migliaia di militari e le loro famiglie, li rende pompieri in grado di estricare veicoli, spegnere incendi strutturali e boschivi, ed anche di praticare il primo soccorso, oltre a praticare la prevenzione ispezionando le strutture della base. Dopo otto settimane e mezzo di istruzione militare di base in Texas, gli avieri vengono inviati alle destinazioni, dove proseguono il loro addestramento diplomandosi in Scienze del Fuoco, proseguendo il loro aggiornamento con costanti verifiche a cadenza mensile. Lavorano 120 ore ogni 15 giorni su differenti turni, e contribuiscono con i colleghi italiani, sia dell’Aeronautica militare il cui casco verrà presto illustrato su queste pagine, che con i permanenti del vicino Comando di Pordenone, che dista circa 15 chilometri dalla base, a coprire il territorio collaborando fattivamente con entrambe le istituzioni, che culminano in 40 eventi annuali di collaborazione.

Il casco in collezione è un Bullard di tipo tradizionale, il modello UST con larghe costolature radiali, ampia visiera e paracollo su cui campeggiano, in rilievo, i decori propri del casco da pompiere americano a partire dalla sua nascita, all’inizio del 1800: si veda in proposito la storia del casco nel post su New York, uno dei più popolari di questo sito. Il modello UST invece del classico cuoio come materiale di fabbricazione adotta un guscio in fibra di vetro ad alta resistenza verniciata con colori ignifughi, in questo caso il bianco, per assicurare resistenza e durabilità nel tempo: all’interno il sistema detto “U-fit” permette un comfort ottimale e una calzata ideale, con un semplice sistema di regolazione a rotella in posizione nucale che modifica le dimensioni interne sulla base delle esigenze del pompiere, che sono molto variabili. Si va infatti dal casco indossato a se’, per attività ordinarie di soccorso e taglio, a quelle di intervento con maschera SCBA indossata, che nello standard americano hanno sei cinghioli di fissaggio craniale, che restano all’interno del casco al di sopra del sottocasco in nomex antifiamma; manca il concetto di “aggancio rapido” dell’autoprotettore tipico del Gallet F1 e dei suoi successori. Il casco, come appare dalla placca in cuoio frontale mantenuta in posizione dalla grande aquila metallica a cui si aggancia, appartiene all’ufficiale assistente, una delle massime autorità dell’anticendio della base, e si presenta in ottime condizioni, raro esemplare in uso a pompieri molto particolari.

Da qui proviene la fotografia degli avieri della base in addestramento sul simulacro di velivolo usato per le periodiche, frequenti prove di spegnimento.

Questo è il sito della Bullard, in inglese, in cui si trova descritto il casco e l'ampia gamma di modelli che lo affiancano nella sua produzione.
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giovedì 17 settembre 2015

Il casco Sicor VFR Nazionale di Singapore








Lo Stato di Singapore è conformato come un arcipelago di isole di fronte alla Malesia, è una ex colonia britannica. La sua popolazione, di circa cinque milioni di persone, è frutto di una perfetta convivenza delle tre principali etnie presenti, la cinese, la malese e l’indiana, che rappresentano le tre anime del popolo di Singapore insieme a una piccola percentuale di europei ed americani. L’atmosfera del centro, sede dell’alta finanza e dei centri commerciali non rende veramente l’idea di questo connubio di popoli; è decisamente asettica e comunica lo stesso calore di un bicchiere appena estratto dallo sterilizzatore del dentista. E’ vero ciò che si racconta, vale a dire che quando il Governo di Singapore si rese conto che i teppistelli bloccavano le scale mobili dei grandi Mall commerciali usando la gomma da masticare, molto pragmaticamente e semplicemente vietò di commerciare sul territorio di tutta la Repubblica le gomme da masticare; da allora non si trovano chewing gum a Singapore. La pena, detentiva, e ripeto detentiva, per chi lorda il perfetto nitore delle strade è estremamente severa, oltre a multe salatissime prevede il soggiorno di qualche ora in guardina fino a pene corporali. Basta però prendere un taxi e farsi portare in uno qualunque dei quartieri etnici per trovarsi immersi in una città animata, pulsante, ricca di atmosfere e profumi, agli antipodi rispetto all’altra Singapore.

La Singapore Civil Defence Force raggruppa tutti i servizi di emergenza dello stato. La sua bandiera è in campo arancione e porta al centro l’emblema della SCDF, lo scudo dello Stato di Singapore inscritto nel triangolo blu simbolo internazionale della protezione civile; ad essa vengono giustapposti una corona di alloro con fiocco rosso, a significare l’onore di servire la patria, ed un cartiglio con la scritta “Singapore Civil Defence” in campo blu; il blu rappresenta ufficialmente la lealtà. Il simbolo della protezione civile, il triangolo equilatero blu in campo arancione deriva dalla convenzione di Ginevra del 1949, in relazione alle vittime di conflitti internazionali armati, ed è un emblema internazionale di protezione che rappresenta i suoi tre campi d’azione, la lotta agli incendi, il salvataggio ed il pronto soccorso. Ci sono quindici caserme e venticinque distaccamenti a copertura del territorio, suddivise in quattro divisioni che sulle rispettive bandiere sono simboleggiate da un dragone, un grifone, un’aquila e una pantera; i membri del SCDF si addestrano alla Civil Defence Academy ed al Basic Rescue Training Centre. Troviamo anche due divisioni speciali, lo SRB, Special Rescue Battalion, con funzioni NBCR, estinzione di incendi speciali e pronto soccorso, il cui motto è “Sempre pronti”, ed il DART, Disaster Assistance and Rescue Team, il cui motto è “Noi osiamo”. Creato nel 1990 per fronteggiare soccorsi particolari, spegnimenti prolungati di incendi complessi, soccorsi con tecniche USAR (Urban Search and Rescue) soccorsi in altezza e in spazi confinati, soccorso in acqua (vocazionalmente affiliati ai nostri nuclei SAF ed ai GRIMP francesi). Suoi membri sono stati inviati a Banda Aceh vittima dello tsunami del 2004, nel 2005 in Pakistan per i moti tellurici nel Kashmir e recentemente in Cina nel corso dell’ultimo, devastante terremoto.

I pompieri della Città – Stato, dopo i vecchi Bullard utilizzati fino agli anni ’80, sono passati al favoloso CGF Gallet F1 nei colori arancione per i vigili e bianco per gli ufficiali con singolare paracollo in nomex giallo. Quando si sono trovati a cercare un degno successore del glorioso casco hanno allargato le vedute adottando, a fianco della nuova versione dell’F1, la SF di marca MSA, anche l’omologo italiano Sicor ritratto nelle foto, molto recentemente acquisito in collezione dopo aver lungamente cercato di ottenere il suo predecessore senza riuscirci. Una branca della SCDF infatti si occupa della fornitura e della manutenzione di apparecchi, impianti e attrezzature antincendio, tra i quali anche l’abbigliamento per i Vigili del Fuoco, dando lavoro a chi, per sopraggiunti limiti di età o perché infortunatosi durante il suo pericoloso lavoro, non fa più parte dei ruoli operativi del Corpo. Dalla metà degli anni 2000 ha acquisito la rappresentanza per l’Oriente della ditta italiana Sicor, produttrice dell’ottimo VFR, qui coniugato nella variante speciale creata per i pompieri di Singapore. E’ infatti contraddistinto dalle leve laterali, posizionate ai lati della calotta in sommità alla parte in cui, nella versione “classica”, troviamo le predisposizioni per gli attacchi lampada e maschera dell’autoprotettore: queste leve permettono il sollevamento e l’abbassamento della visiera da taglio trasparente, che nel soccorso viene utilizzata per riparare l’operatore dagli schizzi in caso di intervento con fuoriuscita di liquidi biologici. Chi usa la versione “occidentale” lamenta, tra i pochi difetti di questo per il resto ottimo casco, proprio il fatto che se si indossano guanti sporchi di sangue e si deve abbassare la visiera interna, ci si trova a poca distanza da una possibile fonte di contaminazione. I pompieri di Singapore, che qui rivestono anche il ruolo di soccorritori sanitari e alternano le uscite sui camion a quelle sulle ambulanze, hanno risolto la questione molto semplicemente: facendosi fare una versione speciale del casco: prendere o lasciare.

Nelle fotografie troviamo ritratte reclute dell’Accademia di formazione agli ordini di un Tenente del gentil sesso con un bel casco bianco, in alto, mentre nella seconda si vede l’automezzo veloce “Rhino” con impianto di erogazione di schiuma e pellicolante tipo F500, con uno snello equipaggio di quattro Vigili, idoneo ad operare nelle strette stradine del centro e nel congestionato traffico delle ore di punta, quando il rischio di un grosso camion è rimanere bloccato e perdere minuti preziosi.
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domenica 23 agosto 2015

LA CENTOMILLESIMA PAGINA VISITATA DEL BLOG! MY BLOG'S 100.000TH PAGE VISITED!


Stasera ho avuto l'onore di avere la centomillesima visualizzazione delle pagine del blog, effettuata dal 31.746 visitatore, proveniente da Firenze. Benvenuto a te e a tutti coloro che apprezzano questo blog e, soprattutto, il lavoro che lo accompagna al di là delle fotografie dei caschi in collezione. Non sono solito farmi i complimenti da solo, ma centomila pagine per un sito molto specialistico e di nicchia come questo, ecco, credo che siano un numero lusinghiero e che ripaga gli sforzi profusi. In realtà questo numero potrebbe essere superiore, dato che la creazione del blog risale al 2008 mentre le statistiche sono state attivate circa un anno e mezzo più tardi, ma siccome non tenevo tracce dei visitatori considero valido il numero che il mio contatore riporta sulla destra della pagina. Ne approfitto per ringraziare i tanti, colleghi e non, di 114 Paesi sparsi tra tutte, ma proprio tutte le parti del Pianeta che sono passati da queste parti per curiosare, per informarsi, per raccogliere informazioni; c'è stato anche uno studente universitario che ha usato i dati contenuti nei 107 post pubblicati sinora per farci una tesi universitaria! Che dire? Ci sono ancora parecchi caschi già in collezione che sono ancora da illustrare, e altri che continuano ad arrivare ed arriveranno, quindi... restate nei paraggi!



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giovedì 20 agosto 2015

Il casco malgascio MSA Gallet F1S di Antananarivo







Il Madagascar è uno stato insulare situato nell'oceano Indiano, al largo della costa orientale dell'Africa, di fronte al Mozambico. L'isola principale, anch'essa chiamata Madagascar, è la quarta più grande isola del mondo. Colonia francese fino al 1958 quando nacque la Repoblikan'i Madagasikara in lingua malgascia, idioma che presenta un vocabolario sovrapponibile al 90% a quello ma'anyan parlato nella regione del fiume Barito nel Borneo meridionale, a testimoniare le sue desinenze asiatiche oltre che africane. È un'isola tropicale, essendo attraversata dal Tropico del Capricorno, ma data la notevole estensione il suo paesaggio e clima sono molto vari: ospita il 5% delle specie animali e vegetali del mondo, l'80% delle quali sono endemiche del Madagascar: fra gli esempi più noti di questa eccezionale biodiversità ci sono l'ordine dei lemuri, le oltre 250 specie di rane, le numerose specie di camaleonti e i tipici baobab. Le principali risorse economiche del Madagascar sono il turismo, l'esportazione tessile, la produzione ed esportazione agricola e l'estrazione mineraria. La capitale è Antananarivo, detta Tana dai suoi abitanti;  fu fondata intorno al 1625 dal re Andrianjaka e nel XIX divenne prima capitale del Regno del Madagascar e poi della colonia francese. A differenza della maggior parte delle capitali Africane, Antananarivo era già una grande città, prima dell'epoca coloniale. Antananarivo significa ”la Città dei Mille”, e prende il nome dal numero di soldati assegnati a guardia del re Andrianjaka. Antananarivo è stata conquistata dai francesi nel 1895 ed incorporata nel loro protettorato di Madagascar: a seguito della conquista la città, che contava una popolazione di circa 100.000 abitanti, si è ampliata arrivando a toccare le 175.000 unità dal 1950. Dopo l'indipendenza il ritmo di crescita è aumentato rapidamente ed ora la popolazione della città ha raggiunto gli 1,4 milioni di abitanti nei suoi sei arrondissments, o quartieri.

Il dipartimento dei vigili del fuoco del Municipio è stato fondato nel 1949, e fino al 2009 contava una sola caserma sita a Tsaralalana, in centro città, a copertura di un territorio di oltre 50 chilometri quadrati: a questa si è aggiunto un distaccamento nel 6° arrondissement periferico per meglio coprire il territorio molto esteso della conurbazione. Il Tenente Colonnello Rabemanantsoa Michel M. J. È l’attuale Comandante pompieri della Comunità Urbana, ed ai suoi ordini ci sono 116 uomini che, grazie alla collaborazione con la Brigata di Parigi, frequentano periodicamente corsi di formazione ed aggiornamento nell’ex madrepatria. Grazie ai miglioramenti apportati e all’acquisto di nuovi mezzi anche grazie alla collaborazione del governo del Giappone, i pompieri di Tana sono passati dalle 193 uscite del 1997 agli oltre 1.500 servizi annuali del 2005, anche grazie al fatto che si sta vincendo la ritrosia a chiamarli che affliggeva gli abitanti, convinti che il loro servizio fosse a pagamento. Nonostante gli sforzi di miglioramento i pompieri malgasci sono ancora menomati dalla povertà dei mezzi e di risorse: un vigile al suo primo stipendio guadagna 30 dollari al mese per ottanta ore settimanali di lavoro. Ciò non fa venire meno il valore e l’abnegazione del pompiere malgascio che, come i colleghi di tutto il mondo, mette in primo piano la sua missione, spesso a discapito della vita: è vero quello che si dice, tu non “fai” il pompiere, tu “sei” pompiere: sempre!


I vigili del fuoco di Antananarivo, come tutti i colleghi della Repubblica, sono riforniti per il loro vestiario ed equipaggiamento dalla Francia, ed ultimamente anche dal Giappone per ciò che riguarda i mezzi antincendio. Divise e caschi rispecchiano gli standard di oltralpe e, per quanto riguarda i pompieri della capitale, l’utilizzo è di elmi di marca MSA Gallet nel modello F1 classico, che però qui è nell’insolita livrea grigia verniciata, meno affascinante ed elegante della versione cromata ma meno costosa e delicata. Il singolare colore nella madrepatria è solitamente in uso ai pompieri dell’Aeronautica militare e ad alcuni corpi della Marina Militare negli imbarchi sulle navi da guerra.

Le fotografie ritraggono l'ottimo libro sui pompieri di Tana, visibile qui.
La seconda riguarda la botte ISUZU donata dal governo del Giappone, come visibile dalle bandiere sulle fiancate.
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martedì 16 giugno 2015

Il casco italiano Sicor VFR 2009 del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco






L'ho già detto, al centro della collezione campeggia il mio vecchio compagno Mispa, rigato e ammaccato, con la sua visiera a metà strada tra un ricevitore satellitare e il cruscotto di un elicottero. Goffo, pesante, sbilanciato, l'interno in similpelle e il sottogola tipo paracadutista: il suo disegno risale agli anni '50, derivando in origine dalla cornucopia del modello Nazionale 38. Proprio per tutte queste caratteristiche era, resta e sempre sarà assolutamente meraviglioso, un vero precursore dei tempi. Passa il tempo, nascono nuovi modelli, si creano disegni avveniristici, arrivano comodità a cui oggi sarebbe impossibile rinunciare, la leggerezza, il sistema di comunicazione, l'illuminazione integrata, i materiali compositi e stratificati; ti domandi, si potrebbe ancora spegnere con in testa il vecchio pentolone? Poi ti capitano tra le mani le foto dei pompieri indiani, o africani, o di qualche angolo sperduto della Terra, fieri dei loro caschi vecchi di cinquant'anni: eppure spengono, e salvano. E allora ti ricordi che il pompiere non lo fa la divisa, per quanto spaziale essa sia. Lo fa il cuore grande e saldo del pompiere che ci sta dentro, quella divisa, e sotto quel casco. E allora viva il coraggio, la fratellanza, lo spirito di sacrificio e di salvataggio che ci fanno tutti uguali, dalle pianure della Patagonia agli altopiani del Tibet, dal centro di Parigi alle periferie di Johannesburg: qualunque sia il casco che portiamo in testa. Onore ai Vigili del Fuoco, e un ricordo a chi, tra noi, ha perso la vita per compiere la sua missione: "sauver ou périr".

La nuova norma UNI EN 443:2008 "Elmo per la lotta contro l'incendio in edifici e in altre strutture" ha ridefinito gli standard di sicurezza per la protezione della testa degli operatori del soccorso tecnico urgente, i Vigili del Fuoco. Esteriormente sono due i dettagli che lo differenziano dal casco precedentemente adottato, il VFR 2000: il più evidente sono le decal sottovernice che vanno a identificare l'appartenenza al Corpo Nazionale, che sostituiscono la precendente granata fiammeggiante con asce incrociate, in materiale vinilico, incollata sul frontale del casco. Sul nuovo elmo all'emblema classico sono state affiancate le due bandiere italiana ed europea sui due lati, ridotte a decorazione applicata e non più "materica" come l'identificazione precedente. Meno evidente ma molto rilevante è l'aggiunta di uno spesso sottocasco antifiamma, aggiunto per rispondere alle stringenti indicazioni della UNI vigente; a detta degli utilizzatori questa modifica, che sicuramente va a vantaggio della sicurezza, comporta però una riduzione del comfort ed una minore capacità uditiva, filtrata dallo spesso materiale ignifugo che ricopre i padiglioni auricolari. Esteticamente non cambia la sostanza, e fa del Sicor VFR un degno competitore del cugino MSA Gallet F1SF; i giochi si sono riaperti con l'uscita sul mercato delle nuove versioni, il VFR modello EVO di casa Sicor per la produzione italiana, e il F1XF per l'oltralpe. Per ora il VFR 2009 sta soppiantando il VFR 2000 di cui si sta effettuando la sostituizione nei vari Comandi.

Riporto la descrizione del casco riportata dal sito del produttore, "Casco per Vigili del fuoco professionisti Certificato CE in cat. III in conformità alla normativa UNI EN 443. Restyling dell’elmo attualmente in uso presso il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco italiani, progettato e realizzato al fine di rispondere alle innovazioni tecnologiche del settore ed alle esigenze funzionali degli operatori antincendio, secondo quanto richiesto dalle normative vigenti. Calotta monolitica in materiale composito e resine estinguenti, guscio interno perfettamente aderente alla calotta, realizzato con la nuova tecnica di 
costampaggio che contribuisce all’assorbimento degli urti. Sistema di ritenzione ad innesto rapido che permette il miglior adattamento alla conformazione del volto e che permette, scollegando la fibbia, di trasformarsi in sistema di aggancio rapido per le maschere antigas predisposte. Bardatura ad elevato confort regolabile a mezzo cremagliera dalla taglia 52 alla 64. Il casco è dotato di due visiere retraibili all’interno della calotta stessa. Il casco è completamente smontabile per una corretta e completa pulizia dei componenti ed eventuale sostituzione di parti usurate con l’utilizzo. Sono inoltre previsti diversi accessori applicabili al modello base: coprinuca posteriore in tessuto alluminizzato, bande fotoluminescenti e retroriflettenti, lampada applicabile lateralmente alla calotta per mezzo di un apposito supporto e sistemi di comunicazione."
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sabato 9 maggio 2015

Il casco austriaco MSA Gallet F1SF di Vienna







Vienna (Wien in tedesco) è la capitale federale e allo stesso tempo uno dei nove stati federati dell'Austria, completamente circondato dalla Bassa Austria. È il settimo comune per abitanti dell'Unione europea. L'elegante città di Vienna è sede di importanti organizzazioni internazionali tra le quali: OPEC, AIEa e ONU. Il centro storico della città è stato dichiarato patrimonio dell'umanità dall'UNESCO. Vienna è nota anche come la Città dei sogni per essere stata la casa del primo psicanalista Sigmund Freud o Città dei musicisti per avere ospitato molti tra i maggiori compositori del XVIII e del XIX secolo, tra i quali Wolfgang Amadeus Mozart e Ludwig van Beethoven. Vienna è anche un centro industriale con, principalmente, industrie elettroniche, tessili, agroalimentari, siderurgiche, chimiche, meccaniche di precisione. Per quattro anni consecutivi (2009-2012) Vienna si è posizionata al vertice della classifica delle 100 città con la miglior qualità della vita. Nel 2014 dopo essere stata superata da Melbourne per due anni consecutivi, Vienna è ritornata al primo posto.

Solo sei città in Austria hanno un servizio antincendi permanente, detto "Berufsfeuerwehr", vale a dire composto da personale assunto e stipendiato: queste sono Vienna, Graz, Innsbruck, Klagenfurth, Salisburgo e Linz. Per il resto del territorio la protezione è assicurata da 4.527 caserme di pompieri volontari in cui operano circa 320.000 uomini e donne. Essi si trovano in ogni piccolo villaggio inserendosi nella vita della comunità; viene anche data la possibilità ai giovani in età di leva di svolgere il loro servizio, anziché imbracciando un fucile, contribuendo al funzionamento del servizio antincendi, similarmente a quanto è avvenuto in Italia fino al 2005, anno della sospensione del servizio di leva. In aggiunta ci sono 328 aziende che hanno un servizio antincendi interno, tra cui aeroporti, raffinerie, industrie petrolchimiche, oltre ad alcuni ospedali e cliniche, e questi servizi privati, per particolari contingenze, possono essere chiamati a collaborare con i pompieri in servizio pubblico, permanenti o volontari che siano. Sin dal Medioevo il servizio antincendi è appannaggio delle Municipalità, che ne sostengono parimenti i costi relativi a personale e approntamenti: la Gilda dei commercianti e artigiani è citata in un’ordinanza del 1086 della città di Merano, allora austriaca. Nel 1642 la città di Innsbruck introdusse l’obbligo di ispezionare regolarmente le unità anticendi, mentre nel 1685 la città di Vienna introdusse, prima in Europa, il servizio antincendi professionale con personale dipendente, il cui quartier generale venne stabilito in località Am Hof; tra il 1780 e il 1782 tutte le maggiori città austriache promulgarono ordinanze antincendi. Alla metà del diciannovesimo secolo presero forma le attuali unità anticendio, con l’introduzione della regolare pratica ginnica, dell’addestramento professionale continuo, delle prove di soccorso e spegnimento. Va ricordato che sono austriache alcune delle principali compagnie produttrici di materiali anticendio, tra cui la Rosenbauer, la Lohr-Magirus e la Marte, tutte ancora in attività. I Vigili del fuoco della città di Vienna proteggono un’area urbana di 415 chilometri quadrati, suddivisi in nove aree di pertinenza coperte da 27 caserme, in grado di arrivare sul luogo di chiamata nel giro di cinque minuti; per la cronaca, esistono anche due caserme di pompieri volontari, i Freiwilliger Feuerwehr. Nel 2012 i pompieri di Vienna hanno svolto 30.983 servizi, suddivisi al 26,77% per incendi, al 26,39% per soccorsi tecnici vari, al 22,26% per incidenti di traffico veicolare, al 21,64% per soccorsi persona o animali, al 2,93% per interventi di pertinenza NBC.

Il casco in collezione, che dalla fine del 2014 ha sostituito il precedente Draeger Gallet F1S, è il MSA Gallet F1SF versione 2008, nel colore bianco e nela magnifica livrea del Corpo permanente di Vienna, di cui porta il blasone sullo scudo frontale. e la scritta sulla parte posteriore "Feuerwehr" cioè Pompieri abbinata alle bande rosse da vigile. Queste versione che si differenzia dalla precedente per la visiera conformata in maniera più avvolgente, nell’esemplare descritto è corredata da lampada LED laterale avente caratteristiche di rispetto della normative AT-EX sulle atmosfere esplosive, in quanto non costituisce innesco di eventuali miscele che potrebbero deflagrare, contesto che spesso il Vigili del fuoco si trovano ad affrontare. Ciò che rende questo elmo ancor più particolare è il sistema di comunicazione radio a vibrazione ossea, che non ha un microfono il posizione laterale o frontale, ma rileva attraverso un cuscinetto nucale le onde trasmessa dalla laringe e le converte in impulsi radio. Il sistema si completa con due piccole cuffie sui lati per l’ascolto delle comunicazioni e con il cavo di collegamento alla radio: ciò permette ai colleghi sull’intervento di scambiarsi informazioni e ordini, mantenendo il contatto, cosa fondamentale nelle fasi concitate del soccorso quando capita che il personale operante si trovi dislocato in punti anche lontani della scena, permettendo nel contempo di conservare entrambe le mani libere da impedimenti. 

In ultima posizione troviamo ritratti pompieri di Vienna tra cui, oltre a vigili con casco bianco, vi sono un sottufficiale con casco arancione e un ufficiale che porta il casco nero. La foto è tratta da qui.
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