Il Kosovo è un territorio amministrato dall'ONU;
confina con la Serbia a nord e a est, con il Montenegro a nord-ovest,
l'Albania a sud-ovest e la Macedonia a sud; è senza sbocco al
mare. Il Kosovo ha una superficie di 10 887 km² (estensione quasi
identica a quella dell'Abruzzo), in gran parte occupato da rilievi. Ha
dichiarato unilateralmente la propria indipendenza dalla Serbia il 17
febbraio 2008, ed il suo status giuridico non è univocamente
condiviso: viene riconosciuto come Stato da 103 dei 193 paesi dell'Organizzazione
delle Nazioni Unite. Il territorio del Kosovo fu la miccia che portò alla disgregazione dell'ex Jugoslavia: una delle due principali etnie presenti sul teritorio, quella albanese, già nel 1968 aveva
manifestato chiedendo invano per il Kosovo lo status di repubblica; le proteste si erano riaccese all'inizio degli anni 80 quando ebbero luogo le primavere di Pristina
(1981-82) segnate da un'escalation di violenza e di attentati da parte
dell'etnia albanese contro le istituzioni federali. Nel 1987
Slobodan Milošević, allora leader del Partito Comunista serbo, dovette
recarsi in Kosovo per cercare di tranquillizzare la situazione, che nel
frattempo si era notevolmente riscaldata, e cercare di dare conforto alla sempre
più esigua minoranza serba oggetto di violenze e prevaricazioni. Una volta salito al potere nel marzo 1989 Milošević riuscì a
far revocare (in modo non del tutto costituzionale) gran parte dell'autonomia
del Kosovo e della Vojvodina: Il 28 giugno 1989, 600º anniversario della prima
battaglia del Kosovo, Milošević pronunciò un violento discorso contro
l'etnia albanese, assimilandola ai turchi ottomani: è opinione comune che proprio questo discorso
sia stata una delle cause che portò alla disgregazione della Jugoslavia come nazione unitaria. Dall'altro,
segnò l'avvio di una politica di assimilazione della provincia, con la
chiusura delle scuole autonome di lingua albanese e la sostituzione di
funzionari amministrativi e insegnanti con serbi o persone ritenute fedeli alla
Serbia. Dopo un periodo iniziale di protesta non violenta ebbe inizio la
politica repressiva e paranoica di Miloševič contro i kosovari di etnia
albanese, distinguendosi per vari massacri, portando alla morte molti civili
(cifre non confermate: circa 11.000 albanesi e circa 5000 serbi.
Nel 1999 scoppiò un conflitto armato vero e proprio, che vide l'intervento
di diverse forze internazionali in protezione della componente albanese del
Kosovo, presa di mira dal governo centrale di Belgrado. La pulizia etnica
fu fermata, e le due parti, quella serbo kosovara e quella kosovaro albanese,
furono invitate inutilmente a trovare una soluzione in comune. In base alle
Risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite numero
1244 del 1999, il Kosovo fu provvisto di un governo e
un parlamento provvisori, e posto sotto il protettorato
internazionale UNMIK e NATO. Negli anni successivi la situazione
è andata lentamente normalizzandosi, anche perché l'etnia albanese era ormai
prevalente in quasi tutto il Kosovo, ma nonostante ciò la violenza non si è
placata del tutto.
A seguito della guerra il sistema di difesa anticendi del
Kosovo era divenuta disastrosa, con mancanza di mezzi e uomini; quei pochi presenti
erano in gran parte rotti (i mezzi) e poco addestrati e competenti (gli
uomini). Nel 1999 l’amico Robert venne mandato dall’ONU in Kosovo per
effettuare i sopralluoghi di sicurezza e prevenzione incendi delle sedi ONU che sarebbero
state utilizzate per gestire la provincia serba. Nel corso di questi sopralluoghi venne effettuata anche una valutazione dei servizi antincendi locali per
conoscere il loro livello di competenza ed efficienza, riscontrandone la palese inadeguatezza: da qui prese spunto l’idea di organizzare un servizio che andasse
oltre i normali compiti dei vigili del fuoco ONU, vale a dire la tutela
antincendi del personale e dei beni dell’Organizzazione. Il responabile della
missione contribuì a creare il corpo VVF ONU con compiti di riorganizzazione dei
Vigili del Fuoco kosovari anche attraverso la creazione di una accademia di
formazione, dirigere tutti gli interventi di soccorso nonché amministrare i
pompieri kosovari in termini di logistica e gestione dei mezzi. Oggi il
Servizio antincendi, su base municipale, è nettamente migliorato, conta 723
vigili suddivisi in 31 caserme.
Il casco in collezione è un insolito Safeco Chieftain
utilizzato in Kosovo dai pompieri ONU nei primi anni 2000. Dal 1927 la
Chieftain produceva caschi ed equipaggiamento in Canada. Negli anni ’60 la sua
denominazione divenne la Safety Supply Canada, per diventare negli anni ’80 la
Safeco Chieftain entrando poi a far parte dell’americana Protective Group, per
essere infine assorbita dalla Fire-Dex, anch’essa compagnia statunitense, nel
2010. La forma è quella classica del casco di tipo “americano” nel particolare
colore blu, scelto per identificare chiaramente le uniformi dei peace-keeper e
per questo detti “caschi blu”. E’ ben contraddistinto dalle scritte perimetrali
bianche UN (United Nations in declinazione anglosassone) ed in fronte reca il
simbolo dell’Organizzazione, un planisfero circondato di tralci di alloro nei
colori bianco e dorato.
Nella penultima foto si trovano raffigurati vigili ONU con
pompieri locali nel corso di un intervento di soccorso nei dintorni di Pristina; nell'ultima invece vengono
ritratti i pompieri di Baghdad durante un addestramento; il vigile del fuoco ONU che è con loro indossa un raro casco Sicor VFR2000 nel colore blu.
Qui si trova il sito del Ministero dell'Interno kosovaro.
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