lunedì 17 marzo 2025

Il casco irlandese MSA Gallet F1XF di Dublino





        



Perché collezionare caschi da pompiere? Per il fascino che posseggono, perché sono simboli dai significati molto profondi, perché sono oggetti bellissimi con i loro colori, le scritte, i blasoni dei servizi a cui appartengono. Ma soprattutto per le fitte relazioni che permettono di intrattenere, almeno per quanto mi riguarda: ed il casco in collezione ne è un esempio lampante. Arriva dal contatto, che risale ormai ad alcuni anni fa, avuto con un pompiere di Dublino con cui ci sono stati proficui scambi; l’amicizia, perché questo è diventata nel corso degli anni, mi ha portato l’estate scorsa a scegliere l’Irlanda per le mie ferie. La tappa di Dublino mi ha permesso, finalmente, di cementare il nostro rapporto conoscendoci di persona e venendo accolto dalla meravigliosa ospitalità di questo collega, prodigo di informazioni, aneddoti, consigli sul giro da fare, e parecchie pinte di ottima Guinness. La scoperta di questi luoghi incredibili, di una bellezza struggente, una natura rigogliosa, cieli di un blu mai altrove trovato e l'erba più verde mai vista, la conoscenza del suo popolo cordiale, amichevole, accogliente e disponibile ha fatto sbocciare l’amore per questa terra: Is breá liom Éire.

Dublino è la capitale della meravigliosa Repubblica d'Irlanda, oltre che la città più grande e popolata di tutta l'isola. Gli abitanti della città sono più di 500.000 ma, se si considera l'intera area metropolitana, raggiungono e superano il milione. La città è in continua espansione urbanistica ed economica da qualche decennio, ed è centro culturale, economico ed industriale di tutta la Repubblica. Vi hanno sede tre università, possiede un centro storico con locali e pub che di sera brulica di gente, e superata la fase critica di povertà endemica la città si sta rinnovando, ristrutturando e abbellendo. Nel secolo scorso l'Irlanda conobbe e una profonda crisi e condivise con l'Italia l'imponente flusso migratorio verso gli Stati Uniti; italiani ed irlandesi costituiscono i nuclei numericamente più rappresentativi nei corpi dei pompieri e della polizia statunitensi. Dal 1922 l'Irlanda è indipendente dalla Gran Bretagna; nella parte nord permane una porzione di territorio britannico, l’Irlanda del Nord con capitale Belfast.

La Dublin Fire Brigade consta di 12 caserme permanenti e due caserme “a chiamata” che allertano il personale volontario di cui sono composte con il cellulare, quelle di Skerries and Balbriggan nel nord; il suo territorio di competenza si estende sulla città, i sobborghi e tutta la Contea. Oltre 900 vigili, con 22 autopompe rispondono a 133.000 chiamate ogni anno. Dal 1898 il DFB svolge servizio di ambulanza: ogni caserma permanente ne ha una, e tutti i pompieri dublinesi sono abilitati al soccorso sanitario, con la qualifica di paramedici: sui mezzi antincendio ci sono in caricamento farmaci, ossigeno, defibrillatori ed estricatori: in ogni emergenza sanitaria che coinvolga un arresto cardiaco, un incidente stradale importante o possibili lesioni spinali viene inviato un mezzo dei vigili del fuoco, su cui ci sono almeno cinque paramedici in supporto al personale di ambulanza, utili anche nel caso di trasporto di pazienti molto pesanti o in situazioni difficoltose. Nella caserma centrale di Townsend street ci sono tutti i mezzi particolari, oltre alla centrale mobile che gestisce emergenze rilevanti con coinvolgimento di molteplici mezzi e squadre. Il DFB è anche abilitato all’anticendio portuale, e risponde alle emergenze navali nelle acque irlandesi; sotto la sua giurisdizione si trovano l’aeroporto internazionale, i terminali petroliferi, ospedali, industrie chimiche, università e centri di ricerca, ferrovie e metropolitane, oltre ad un tunnel urbano di 4,5 chilometri che ha richiesto l’abilitazione di oltre 200 vigili alle tecniche specialistiche di spegnimento in questa situazione particolare. I turni vanno dalle 9 alle 18 nei diurni e dalle 18 alle 9 nei notturni.

Il casco in collezione è il MSA Gallet F1XF, evoluzione moderna del casco storico in dotazione ai pompieri britannici, il modello F500, di concezione “americana” con paranuca in stoffa (vedi post sul casco della R.A.F.); i pompieri di Dublino storicamente sono stati equipaggiati con i caschi in ottone tipo “Merryweather” fino all’arrivo dei modelli in sughero della Helmets Ltd., successivamente Cromwell del tipo “Firepro”. A seguire hanno adottato i Cairns 660 di foggia “americana” fino ad approdare a fine anni ’90 ai Gallet F1, in uso a decine di migliaia di pompieri in tutto il mondo. Da una decina d’anni sono dotati del modello in collezione, l’F1XF prodotto dalla MSA che ha rilevato la ditta Gallet; come i colleghi britannici anche in questo caso la visiera frontale è trasparente come i sottostanti occhiali da taglio. L’interno è molto comodo ed avvolgente, con sistema “ratchet” di regolazione rapida, è anche provvisto di un sistema di illuminazione integrato sui entrambi i lati del casco, con una luce che illumina le mani del vigile ed una che proietta luce in profondità. Sul frontale è serigrafato il coreografico simbolo dei pompieri di Dublino, simile ad altri corpi irlandesi (ad esempio i pompieri della Contea di Clare): il motto è “obedientia civium urbis felicitas” (“Felice è la città dove i cittadini obbediscono”) con la scritta “Dublin Fire Brigade” ed il simbolo dei pompieri dublinesi; il colore è giallo per vigili e qualificati, ed il bianco è per gli ufficiali ed i sottufficiali.

Le penultime due fotografie ritraggono la caserma Centrale di Tara Street; la prima il portale di ingresso, mantenuto per tutela storica, e la seconda un APS Scania di prima partenza in soccorso. L'ultima immagine è un dettaglio del blasone del DFB, con il simbolo della Città di Dublino al centro racchiuso dalla stella ad otto punte, tipica della gran parte dei servizi antincendi del mondo anglosassone. La stella deriva dalla croce emblema dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme all'epoca delle Crociate: le punte o “Tenets” si dice che rappresentassero le virtù cavalleresche di tatto, perseveranza, onore, fedeltà, disinteresse, chiarezza, osservanza ed empatia.
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martedì 4 marzo 2025

Il casco italiano MSA Gallet F1SF dell'Aeronautica Militare italiana






Il Servizio Antincendi dell’Aeronautica Militare Italiana si prefigge gli obiettivi di salvare la vita dei piloti, dei membri degli equipaggi di volo e dei passeggeri coinvolti negli incidenti di volo che dovessero verificarsi all’interno dell’Aeroporto, nelle sue immediate vicinanze ed oltre, se autorizzati; combattere gli incendi che dovessero svilupparsi sugli aeromobili incidentati al fine di limitarne i danni; combattere gli incendi che dovessero svilupparsi su infrastrutture, depositi esterni e mezzi dell’Aeroporto; può inoltre fornire supporto alle Autorità Civili, quando richiesto. Dato gli esigui interventi che sono chiamati ad effettuare, dovuti alla costante prevenzione, all’alta professionalità del personale navigante e all’affidabilità degli stessi aeroplani, più elevata rispetto a qualche decennio fa, gli operatori antincendi devono continuamente addestrarsi in simulazioni di incidenti aerei, interventi nelle infrastrutture e svolgere regolarmente una serie di corsi relativi al primo soccorso sanitario, alla prevenzione incendi e tanto altro ancora: per certi versi è un lavoro affascinante che si svolge a stretto contatto con la realtà operativa dell’Aeroporto. Periodicamente tutti gli specialisti A/I per mantenere la qualifica devono effettuare le cosiddette “Prove a Fuoco” con le varie attrezzature antincendio a disposizione: il personale antincendio di reparti aerei, per svolgere tale delicatissimo compito, frequenta uno specifico corso di specializzazione e deve obbligatoriamente utilizzare apposite attrezzature adibite sia alla protezione della propria persona, sia al raggiungimento dell'obiettivo a cui è richiamato, ovvero salvare delle vite umane in caso di incendio a bordo di aeromobili. Gli specialisti antincendi addetti al salvataggio dei piloti sono chiamati "salvatori" e non tutti gli operatori antincendi vengono scelti per questo ruolo. Periodicamente si fanno delle prove e quelli ritenuti idonei vengono assegnati a questa mansione particolare, tra i ruoli di marescialli, sergenti e truppa, inquadrati in una struttura piramidale ma in cui conta moltissimo anche l’esperienza. Parte del personale Antincendi è inoltre qualificato come operatore MIMMS (Major Incident Medical Management and Support) atto ad ottenere i massimi i risultati in fatto di procedure di soccorso e interazione con i servizi di emergenza civili, in caso di incidente aereo, calamità naturale oppure attacco terroristico.

All'aeroporto di Roma Ciampino c'è il 31 Stormo dell'Aeronautica Militare, ed il lavoro dei suoi uomini non è soltanto quello di trasportare in giro per il mondo le massime autorità di Stato e anche il Papa: ci sono anche i voli di emergenza sanitaria, le missioni di soccorso per il trasporto di cittadini in pericolo di vita o di organi per trapianti, o il recupero di militari feriti all'estero. I voli-ambulanza hanno precedenza assoluta: per questi voli c'è sempre un aereo pronto, 24 ore su 24, 365 giorni all'anno: un Falcon 50, dotato di tre motori jet e nove posti a sedere, può montare una o due barelle, ed ha sette ore di autonomia, mentre Il Falcon 900 Easy, più moderno e capiente, che ha un sollevatore per barelle, prese per ossigeno e per culle termiche, ha anche una maggiore autonomia di volo. La scelta viene effettuata in base alle caratteristiche del servizio che deve essere svolto e del tipo di infrastrutture di decollo e atterraggio, oltre alla distanza tra gli obbiettivi. Ciampino ha una situazione particolare, essendo un aeroporto "misto" (non è il solo, vedi Pisa) cioè aperto sia al traffico civile che militare; per questo sono stati stipulati accordi di collaborazione fra vigili del fuoco e aeronautica per una fattiva collaborazione in caso di emergenze, in base alla cui natura (civile o militare) si stabilisce chi ha il comando delle operazioni con la possibilità di chiedere supporto all'altro ente.

Il casco in collezione è il MSA Gallet nella versione SF con visiera aggettante, modello simile a quelli di Amsterdam e Vienna; è un elmetto di protezione antincendio progettato per le squadre di vigili del fuoco di tutto il mondo in caso di incendi strutturali (SF sta infatti per Structural Firefighting): è dotato di interfacce integrate su entrambi i lati che lo rendono una piattaforma flessibile di protezione del capo con i vari tipi di accessori. La calotta è in poliammide iniettata ad elevata temperatura, con imbottitura di assorbimento urti in poliuretano con strato in lana/aramide, bardatura e sottogola con cinghie in aramide, cuoio, poliammide, policarbonato; vi sono differenti interfacce (maschera per autorespiratore e accessori) in policarbonato/poliammide, 3 posizioni di regolazione per la maschera dell’autorespiratore, protezione nucale in tessuto alluminizzato (testata secondo EN469). Lo schermo facciale è disponibile sia trasparente che dorato, ed è possibile dotarlo di occhiali da taglio trasparenti con il comando di abbassamento comandabile dall’esterno senza dovere avvicinare le mani, che potrebbero essere contaminate, al volto. Ha numerosi accessori opzionali quali la lampada XP a sicurezza intrinseca ATEX, adesivi riflettenti (gialli, rossi o blu), protezione nucale avvolgente in lana, il coprielmetto antifiamma per le esercitazioni nella camera flashover e la pratica borsa protettiva di trasporto, oltre ad un sistema di comunicazione via radio integrato, vedi Vienna. È commercializzato nei colori: bianco, giallo, nero, rosso, blu, nichelato, arancione, ed è omologato secondo la norma UNI-EN443 tipo B. è in via di sostituzione con il modello successivo XF, visto nel post precedente su Parigi.

La collezione è presente su Instagram

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giovedì 13 febbraio 2025

Il casco francese MSA Gallet F1XF di Parigi

 



Aggiorno come di consueto un post riguardante una nazione già presente in collezione a seguito di cambiamenti, cioè l’arrivo di un prezioso e raro casco nell'ultima versione attualmente in dotazione alla Brigata.

Parigi (anticamente Lutèce) è capitale della Francia, capoluogo della regione dell'Île-de-France e l'unico comune della Francia ad essere nello stesso tempo anche Dipartimento. Nel 2009 e 2010 Parigi è stata classificata tra le 3 città più importanti e influenti al mondo e tra le prime 10 città al mondo per qualità della vita. Prima città della Comunità europea per importanza economica tra le città aderenti all’Euro, la capitale francese figura inoltre tra le 10 città economicamente più importanti insieme con Shangai, São Paulo, Tokyo, New York e Londra. Città più visitata al mondo, Parigi è la quinta città più popolata d'Europa, con 2.180.000 abitanti, che diventano 6.260.000 con i tre Dipartimenti direttamente confinanti e che, di fatto, fanno parte del suo territorio. Ereditando la storia di un impero coloniale che si estendeva su cinque continenti, Parigi è considerata come il centro del mondo francofono ed ha mantenuto una forte posizione internazionale. Questo, combinato alle sue attività finanziarie, affaristiche, politiche e turistiche, ha reso la città uno dei principali "hub" mondiali, nonché centro culturale, politico ed economico molto forte sia a livello nazionale che internazionale. Inutile dire che è una città meravigliosa, ricca di fascino, e sotto il profilo architettonico di una bellezza incommensurabile.

La Brigade Sapeurs Pompiers de Paris (Brigata Zappatori Pompieri di Parigi), abbreviata in BSPP, è nata nel 1811 a seguito di un incendio mortale avvenuto l’anno precedente presso l’ambasciata d’Austria, ed è stata istituita da Napoleone allo scopo di predisporre un efficace sistema di risposta agli incendi: sin da allora il suo motto, “Sauver ou Périr” cela al suo interno tutta la drammaticità della missione del Pompiere: Salvare o Morire. E’ un corpo militare del Genio, messa a disposizione del Prefetto di Polizia, similarmente a quanto accade nel Principato di Monaco: la comanda un Generale di divisione. Il suo essere Corpo militare si spiega perché tra gli scopi dell’Esercito francese c’è quello di difendere i luoghi di interesse primario del territorio nazionale e a Parigi si trovano la quasi totalità dei maggiori Enti statali d’oltralpe, oltre ad un decimo della popolazione ed un quarto della ricchezza del Paese; questo fa sì che, insieme a Marsiglia sede della principale base navale e dove opera la Brigade des Marins Pompiers de Marseille, la capitale sia difesa appunto da militari. Della Brigata oggi fanno parte poco più di 7.400 pompieri, di cui 306 ufficiali, 1.360 sottufficiali e 5.745 vigili, decimo Corpo al mondo dopo New York, che ne ha 16.000, e prima di Londra, che invece ne ha meno di 7.000. I pompieri di Parigi si distribuiscono su 81 caserme suddivise in tre raggruppamenti, ognuno comandato da un Colonello, queste a loro volta sono suddivise in otto compagnie antincendio ed una adibita a servizio medico d’emergenza; ai tre raggruppamenti operativi si affiancano un raggruppamento formativo ed uno logistico. Nel 2008 la BSPP ha effettuato quasi 480.000 interventi, circa 1.310 al giorno, di cui solo 18.000 per incendi ed il resto, tolti i falsi allarmi vero flagello dei Vigili del Fuoco (oltre 15.000), suddiviso fra soccorsi a persone (ben 342.500), incidenti stradali, soccorsi tecnici, interventi NBCR, SAF (che in Francia si chiama GRIMP, Groupe d’Intervention en Milieux Périlleux e a Parigi GREP, Groupe de Récherche et d’Exploration Profonde).

Dal novembre del 2013 è nato il modello F1XF, erede della trentennale storia di questo iconico casco, tipologia a cui appartiene l'esemplare appena giunto in collezione: di regolazione molto semplice, con una protezione dal calore in ambienti confinati aumentata, lunghissima resistenza e durata operativa anche esposto ad ambienti ostili, ottima protezione degli occhi grazie alla visiera esterna, sia specchiata che trasparente a seconda dei Corpi, ed agli occhiali da taglio; inoltre è stata aumentata la gamma di accessori per l'illuminazione, per la quale si possono utilizzare sia lampade integrate accanto alla mentoniera che esterne di tipo tradizionale, e sono stati migliorati i sistemi di comunicazione.
E’ merito della Brigata di Parigi se questo casco è nato, a seguito delle pressanti richieste per la sostituzione del vecchio casco di tipo militare in metallo. Grazie al comandante di allora, il Generale Perdu, nel 1982 è nato il prototipo n. 2 dell’F1; nel 1984 venne fornito in prova a 1.800 Pompieri di Parigi il prototipo n. 6, poi definitivamente adottato nel 1986. Nello stemma è riportato il blasone della città, elargito da Re Carlo IV nel 1358, rappresentante un vascello a simboleggiare la potente corporazione dei mercanti navali, ed il cui motto è “Fluctuat nec mergitur” (Ondeggia ma non affonda). Il prode pompiere di Parigi ha una cura maniacale del suo casco, che si deve sempre presentare in condizioni impeccabili, per cui a fine interventi scatta l’olio di gomito e la radicale pulizia per farlo brillare a dovere. Qui non viene utilizzato il paracollo alluminizzato, e non vi sono bande posteriori ad identificare la qualifica del pompiere; solo il colore della placca cambia, ed è in oro per i Vigili ed ufficiali, ed argento per sottufficiali, come quella raffigurata nelle fotografie. Qui si trova il blasone del simbolo dei pompieri di Parigi, uno scudo con una nave, due asce nere su un busto di corazza ed un elmo in sommità; reca la scritta "Sapeurs Pompiers - Sauver ou Perir" (Zappatori Pompieri - Salvare o Morire); nelle versioni più vecchie le asce sono blu. La prima versione del Gallet BSPP aveva lo stemma adesivo come blasone sulla placca frontale; questo adesivo è stato sostituito dall'emblema metallico in rilievo il 15 gennaio 1988.

Da qui è tratta la foto dei due pompieri parigini nel corso di un intervento.
Questo è il sito che parla di loro: http://www.pompiersparis.fr/
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mercoledì 15 gennaio 2025

Il casco italiano Rosenbauer di Milano

 







Milano è un comune italiano di 1.369.875 abitanti, capoluogo della regione Lombardia e dell'omonima città metropolitana, centro di una delle più popolose aree metropolitane d'Europa, che nel suo complesso supera i 7.400.000 abitanti; è inoltre il secondo comune più popoloso d'Italia, dopo Roma. Il mito vuole che sia stata fondata intorno al 590 a.C. da una tribù celtica facente parte del gruppo degli Insubri e appartenente alla cultura di Golasecca. La città fu conquistata dagli antichi Romani nel 222 a.C.; con il passare dei secoli, Mediolanum accrebbe la sua importanza sino a divenire capitale dell'Impero romano d'Occidente; nel 313 d.C. fu promulgato l'editto di Milano, che concesse a tutti i cittadini, quindi anche ai cristiani, la libertà di culto. Dal XII fino al XVI secolo, Milano fu una delle più grandi città europee e un importante centro commerciale, divenendo così capitale del Ducato di Milano, che fu una delle maggiori forze politiche, artistiche e della moda nel Rinascimento. All'inizio del XVI secolo, però, perse l'indipendenza a favore dell'Impero spagnolo per poi passare, quasi due secoli dopo, sotto la corona austriaca; grazie alle politiche asburgiche, Milano divenne uno dei principali centri dell'illuminismo italiano. Capitale del Regno d'Italia napoleonico, dopo la Restaurazione fu tra i più attivi centri del Risorgimento, fino al suo ingresso nel Regno d'Italia sabaudo. Principale centro economico e finanziario della Repubblica Italiana, Milano ne guidò lo sviluppo industriale, costituendo con Torino e Genova il cosiddetto Triangolo industriale, in particolar modo durante gli anni del boom economico, quando la crescita industriale e urbanistica coinvolse anche le città limitrofe, creando la vasta area metropolitana milanese. In ambito culturale, Milano è il principale centro italiano dell'editoria ed è ai vertici del circuito musicale mondiale grazie alla stagione lirica del Teatro alla Scala e alla sua lunga tradizione operistica. È inoltre tra i principali poli fieristici europei, vantando con due esposizioni universali ospitate (Expo 1906 e 2015), e del disegno industriale; è considerata anche una delle capitali mondiali della moda. Nel 2009 fu capitale europea dello sport. Milano è una delle mete del turismo internazionale, infatti figura tra le quaranta città più visitate al mondo, attestandosi seconda in Italia dopo Roma e sesta nell'Unione europea. Milano è considerata una città globale per il suo notevole impatto economico.

L'esistenza dei Collegi, Corporazioni di Fabbri e dei Centonari di epoca imperiale romana in Milano è stata accertata da lapidi conservate nel museo archeologico del Castello Sforzesco, una delle quali è stata rinvenuta nel 1619; vi si legge: “Lucilio Domestico, piange la perdita del figlio incomparabile, che era aiutante (ufficiale) della centenaria III, morto nel fiore della giovinezza a ventotto anni”. Le disposizioni scritte negli antichi Statuti milanesi del 1502 risultano essere abbastanza simili alla organizzazione della repubblica romana: in essi si faceva obbligo ai facchini brentatori di accorrere per l'estinzione degli incendi: i “brentatores” erano divisi secondo le undici porte della città (passi) nei pressi delle quali erano obbligati a stazionare: Porta Nuova, Garibaldi, Venezia, Ticinese, Sempione, Romana, Volta, Magenta, Vittoria, Lodovica e Vigentina. L'allarme per incendio veniva dato dalla campana del Broletto che suonava a stormo. È stato nel 1811 che Eugenio Napoleone di Beauharnais ha effettivamente istituito una compagnia di zappatori pompieri in Milano. Le cronache riferiscono che, mentre Napoleone presenziava ad un ballo dell'ambasciata d'Austria a Parigi, mentre nel cuore della notte mentre fervevano le danze, scoppiò un furioso incendio nello stesso palazzo dell'Ambasciata. Si ebbero a lamentare varie vittime anche tra i familiari dell'ambasciatore d'Austria, e Napoleone poté costatare di persona l'insufficienza dell'organizzazione pompieristica parigina. Pochi giorni dopo fu istituito il reggimento dei pompieri di Parigi e analogamente a Milano nonché nelle altre città dell'impero napoleonico vennero costituite analoghe organizzazioni. L'organico della compagnia zappatori pompieri all'atto della sua nascita era composto da un capitano, 2 tenenti, una guardia magazzino e furiere, 4 sergenti, 14 caporali e vice caporali ed una base di 62 pompieri All'inizio gli zappatori pompieri vennero alloggiati nell'ex convento di S. Eustorgio, i cui locali vennero anche adattati ad alloggiare le famiglie degli ammogliati, e per il funzionamento delle officine. Vi erano inoltre i servizi di guardia distaccati nella città, presso la Corte di Palazzo Reale, la Commenda a Porta Romana, al Passetto di Porta Comasina. Inoltre vigevano presidi incendi nei Regi Teatri alla Scala ed alla Cannobbiana nelle ore di spettacolo. Dall'ex convento di S. Eustorgio gli Zappatori Pompieri passarono nel 1812 al locale delle Grazie; successivamente traslocarono nel 1872 in quello di S. Gerolamo e finalmente nel 1885 nel fabbricato di via Ansperto, che attualmente è utilizzato come sede della Direzione regionale dei vigili del fuoco della Lombardia. Nel 1906, in occasione del Concorso internazionale, Milano vantava una solida organizzazione antincendi ammirata da visitatori italiani e stranieri. Infatti oltre alla caserma di via Ansperto esistevano già due posti distaccati di vigilanza dotati di traino a cavalli: in via B. Marcello e in Porta Romana; inoltre nel recinto dell'esposizione vi erano due altri posti di vigilanza con traino a cavalli: uno alla sezione di P.zza D'Armi e l'altro alla sezione del Parco; non contando i due posti di vigilanza corredati con materiale trainato a braccia e dislocato a Palazzo Marino ed a Porta Genova. Secondo il principio di far giungere il più sollecitamente possibile i soccorsi sul luogo dell'incendio, fissato il limite di cinque minuti circa come massimo intervallo fra la chiamata e l'arrivo del soccorso, la città fu in seguito divisa in sei zone: una centrale e cinque periferiche aventi ciascuna un raggio medio di azione di circa 2 chilometri: la zona centrale, servita dalla caserma di via Ansperto; coadiuvata poi da casermette di supporto: la prima sui bastioni di Porta Romana, la seconda in via B. Marcello, la terza in via Sardegna, la quarta in via Monviso e la quinta a coprire i quartieri di Porta Genova e Porta Ticinese, in via Carlo Darwin. Ogni caserma era dotata di un carro autopompa di primo soccorso, una scala aerea girevole di salvataggio, una pompa a vapore ed una lettiga a cavalli. Un giorno importante da ricordare è il 19 novembre 1922, in quella data vi fu l'emanazione di una delibera comunale che sciolse ufficialmente il Corpo dei Pompieri di Milano per motivi "politici". Si costituirà quindi un Corpo Provvisorio nell'attesa di nuove e mirate assunzioni. Col passare degli anni il Corpo di Milano, come tutti i Corpi delle altre città, subirà alcune trasformazioni passando da Corpo Comunale a Corpo Provinciale e sfocerà nell'attuale Corpo Nazionale Vigili del Fuoco. Infatti fino al 1935 i pompieri furono dipendenti comunali, poi in quell'anno il Ministero dell'Interno impose a tutte le città con oltre 40.000 abitanti di formare i Corpi pompieristici e così nacquero i Comandi Provinciali (52° Corpo quello di Milano). Nel 1938 con una legge apposita si cambiò il nome "pompiere" con quello di "Vigile del Fuoco" coniato dal Vate, Gabriele D’Annunzio. Nel 1941, in piena guerra, i Corpi Provinciali furono sciolti e inglobati nel nuovo costituito Corpo Nazionale alle dipendenze del Ministero dell'interno.

Milano fece parte del Regno Lombardo-Veneto, una regione amministrativa dell'Impero austriaco, esistito dal 1815 al 1866, ed il casco in collezione risente degli influssi che sono perdurati fino alla fine del XIX secolo; non è infrequente infatti ritrovare nelle forniture di materiale pompieristico, accanto a scorte di produzione italiana, altre di origine mitteleuropea. Tra queste si riscontrano principalmente quelle provenienti dalla ditta Rosenbauer, fondata a Linz nel 1866 da Johann Rosenbauer con lo scopo di produrre e vendere attrezzature antincendio, tra cui caschi venduti in tutta Europa, Italia compresa, come testimonia un catalogo in italiano diffuso dalla Ditta per attrarre clienti tra i servizi antincendi del nostro Paese (le ultime due immagini sono tratte dalla Bibbia dei caschi italiani, la summa dei copricapi antincendio dalle origini ad oggi, dal titolo: "I Vigili del Fuoco italiani e i loro elmi" redatto con grande competenza e perseveranza dal CRE Claudio Masina, purtroppo esaurito presso l'editore e reperibile solo sul mercato dell'usato). Il casco in collezione è in cuoio, munito di vistosa e robusta cresta in sommità con due paracolpi, anch’essi in ottone, che discendono sui lati, il tutto fissato con bulloni a testa tonda; vi è inoltre un profilo di protezione del bordo inferiore anch’esso in ottone, ed il sottogola è dell’affascinante tipologia a coda di aragosta, formata da piastre metalliche in parziale sormonto, utilizzata per contraddistinguere i caschi dati in dotazione agli ufficiali; sul frontale si trova il fregio comunale in lamierino di ottone stampate e fissato al casco con bulloni passanti con il blasone di Milano, la corona in sommità, due asce intrecciate e corona di alloro con festone, che dagli anni ’20 venne implementato aggiungendo un piccolo fascio littorio. (Nota: questo blog non intende supportare né avvallare ideologie ed ideali la cui apologia costituisce reato, ma semplicemente fornire una documentazione storica di un periodo passato della Storia nazionale). In base agli elementi riscontrati si può quindi ipotizzare un casco databile tra fine ‘800 ed inizio ‘900 di difficile reperibilità e non comune ottimo stato di conservazione, che va ad arricchire la collezione con un pezzo molto interessante.

A questo link si trovano molte informazioni utili e curiosità che mi hanno permesso di redigere la descrizione della Storia del Corpo di Milano.

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venerdì 29 novembre 2024

I caschi americani Cairns N5A di New York









Dopo un lungo periodo di sospensione dovuto alle alterne vicende esistenziali finalmente riprende la pubblicazione dei caschi della mia collezione, che è uscita dagli scatoloni e ha ritrovato degna esposizione. Il primo post dopo la pausa riguarda due caschi gemelli appartenenti ai due Capitain, massimo grado operativo e guida della Fire House: coordinano le squadre che da loro dipendono mantenendo un ruolo attivo nell'intervento e facendo da collegamento con la catena di comando superiore. Questi in collezione sono appartenute agli ufficiali di coordinamento dei due mezzi di soccorso localizzati nella caserma situata esattamente di fronte al luogo in cui, fino all’11 settembre del 2001, si stagliavano le Twin Towers, sede del World Trade Center. L’Engine 10 e la Ladder 10 sono stati quindi i primi ad intervenire nelle drammatiche ore della tragedia, ed hanno pagato un altissimo prezzo in termini di vite umane, perdendo in quel giorno drammatico 6 membri sui 12 totali. Questi due meravigliosi elmetti sono la più recente acquisizione della collezione, che negli ultimi mesi è ripartita con pezzi molto prestigiosi che verranno illustrati nei prossimi post.

New York è la maggiore città degli Stati Uniti d'America, situata nell'omonimo stato che ha per capitale Albany. La sola città di New York conta oltre 8 milioni di abitanti distribuiti su un'area di 786 km² divisa amministrativamente nei 5 "distretti" o "circoscrizioni" (boroughs), mentre l’intera area metropolitana assomma a circa 21 milioni di abitanti compresi in tre stati (New York, New Jersey e Connecticut), una delle più popolose al mondo. Dei cinque distretti solamente uno, il Bronx, si trova sul continente vero e proprio, mentre Brooklyn e Queens occupano l'estremità occidentale dell'isola di Long Island, e Staten Island e Manhattan occupano le due isole omonime; quest’ultima è il centro culturale, amministrativo e degli affari, oltre ad essere la zona più densamente popolata della città ed ospitare gran parte dei luoghi e degli edifici che caratterizzano maggiormente la Grande Mela, tra cui quasi tutti i maggiori grattacieli newyorkesi. Esistono anche numerose isole più piccole, come Ellis Island, l'isola su cui un tempo sbarcavano le navi di emigranti provenienti dall'Europa, e dove questi venivano tenuti in quarantena per un certo periodo prima di essere ammessi all'ingresso negli Stati Uniti, o Liberty Island, l'isola dove è collocata la Statua della Libertà.

Il Fire Department of New York City (FDNY) garantisce la protezione dei cittadini e delle proprietà dall’aggressione del fuoco, provvede al soccorso sanitario e tecnico e gestisce la pronta risposta alle emergenze NBCR, grazie all’opera di circa 11.400 pompieri e 2.500 paramedici. Opera in una variegata tipologia di paesaggio urbano, comprendente edifici che vanno dalla villetta unifamiliare in legno al grattacielo di centinaia di metri, dal negozio di alimentari all’industria o al magazzino intensivo oltre a parchi immensi, metropolitane, tunnel, sopraelevate, ed il maggior sistema di autostrade urbane al mondo. Vi sono tre tipologie principali di partenze, e ognuna di esse è contraddistinta dal colore della placca frontale, che riporta la numerazione del distaccamento a cui il vigile è assegnato oltre al suo numero di matricola: i “Fire Engine” sono deputati all’allestimento delle linee d’acqua, e sono camion composti di una vasca d’acqua da 500 galloni, una motopompa per conferire pressione e svariate decine di metri di manichette; il colore della placca è nero. Troviamo poi le “Ladder”, le scale, i cui equipaggi sono deputati all’accesso nella costruzione, al garantire l’adeguata ventilazione, e all’esecuzione delle procedure di ricerca e salvataggio, utilizzando una serie di attrezzi adatti ad entrare nella scena dell’incidente (da cui la denominazione alternativa di “hook and ladder”, uncino e scala), oltre alla eventuale disincarcerazione di vittime intrappolate e loro evacuazione; la placca del loro elmo è rossa. In ultimo i “Rescue” sono equipaggi di soccorso e salvataggio e rappresentano l’elite del Dipartimento: sull’elmo hanno placca blu. Le compagnie di Rescue svolgono i lavori più duri e “rognosi”, forti del loro addestramento e dei mezzi che hanno a disposizione, stipati dentro i grossi camion “rig” anche detti “enormi cassette degli attrezzi”, che hanno in caricamento tra gli altri estricatori, demolitori, termocamere, lance termiche, cesoie idrauliche, cuscini pneumatici (tipo i Wetter) un gommone sul tetto ed equipaggiamento subacqueo, oltre all’attrezzatura SAF, loro specialità. Le "Squad" sono chiamate a supporto delle altre, essendo composte di personale multifunzione addestrato a coprire esigenze multiple, la loro placca è gialla; i team HM, Hazardous Materials, si occupano delle emergenze NBCR, con placca blu e le lettere HM ai lati dell'indicazione della caserma di appartenenza; ci sono anche tre “Fireboats”, mezzi navali antincendio portuali, i cui equipaggi hanno placche frontali verdi, le più rare da vedere. I giovani pompieri in addestramento quando superano la prima fase e passano al servizio operativo vengono dotati di caschi con placca arancione e la scritta "probie", probationary, che significa appunto "in prova". (Grazie Claudio per la precisazione sulle squad...). Nella foto in basso l'amico David, che ringrazio molto per la preziosa foto, in visita alla FDNY Academy ha fotografato la cornice che contiene tutti i tipi di placche che si trovano sui caschi dei pompieri di New York.

La storia del famoso casco da pompiere americano ha origine nel 1731 quando un certo Jacobus Turck, curatore dei mezzi del Dipartimento dei Vigili del Fuoco di New York creò un cappello a tuba in cuoio, sullo stile Abramo Lincoln, da usarsi da parte dei pompieri. Precedentemente i cappelli da pompiere erano fabbricati con materiali molto vari quali lana, feltro, cartapesta o stoffa oleata, ma nessuno di questi era efficace quanto il cuoio, tanto che dal 1762 a tutti i membri del Dipartimento venne imposto di indossare cappelli protettivi in cuoio mentre erano in servizio. Il disegno del casco (detto appunto New Yorker) con questa forma caratteristica è opera del pompiere volontario del New York Fire Department Henry Gratacap, che visto il successo creò la sua fabbrica di elmi nel 1836, per diventare dopo breve la famosa Cairns and Brothers: da allora è rimasto sostanzialmente immutato. 
I caschi aggiunti alla collezione sono due esemplari del classico, intramontabile modello N5A in cuoio, fabbricati negli anni ‘90; portano la placca dell’Engine 10 e della Ladder 10, che coabitano nella caserma detta “Ten House”, che ha la particolarità di essere una delle due, sulle 220 totali, in cui sia la pompa che la scala portano lo stesso numero. Fondate entrambe nel 1865 ed originariamente localizzate in caserme separate; sono state trasferite nella presente sede, al numero 124 di Liberty Street, dal 1984. 
La costruzione di questo tipo di caschi è frutto di una procedura estremamente complessa che giustifica l’alto costo di questi esemplari, tutti interamente realizzati a mano da artigiani esperti con decine di passaggi dalla pezza di cuoio iniziale fino all’elmo finito; nel 2000 la Cairns è stata acquisita dalla MSA, (Mine Safety Appliance Co) vera egemone nel campo della sicurezza, similarmente a quanto fatto con la francese CGF Gallet.

I membri del Dipartimento, già considerati enormemente in virtù della loro opera, sono assurti al rango di eroi dopo i tragici fatti dell’11 settembre del 2001, quando due aerei di linea si schiantarono sulle Torri Gemelle facendole incendiare e successivamente collassare: 343 pompieri e paramedici del FDNY immolarono la loro vita spesso sapendo che la andavano a perdere. Bisogna considerare che in configurazione operativa un pompiere porta addosso circa 40 chilogrammi di materiale tra equipaggiamento, autoprotettore ed attrezzi da intervento; durante un incendio gli ascensori non possono essere usati, a meno che essi siano espressamente progettati per il soccorso, cosa che in effetti è prevista in tutti i maggiori grattacieli, ma che in quel caso non fu possibile utilizzare: l’impatto degli aerei infatti aveva letteralmente “tagliato in due” gli edifici, troncando quindi anche le torri degli ascensori di soccorso. Si crearono quindi, sulle scale ancora utilizzabili, due flussi contrapposti: quello degli occupanti che scendevano terrorizzati, e quello dei soccorritori che, a piedi, ansimanti, con l’angoscia nel cuore, cercavano di raggiungere i piani incendiati. A volte gli sguardi si incrociavano, e alla domanda “ma perché state salendo?” seguiva, laconica, la risposta “because it’s my work” “perché è il mio lavoro”….

Questo è il riferimento della fotografia della Ten House, tratta da Wikipedia, e dal sito della Ten House arriva la fotografia dei due mezzi in soccorso nel periodo precedente all'11 settembre. Video che descrive il procedimento costruttivo di questo casco, molto istruttivo.
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lunedì 4 aprile 2016

Il casco peruviano Cairns 660 di Lima







Il Perù è uno Stato dell'America meridionale. Confina a nord con Ecuador e Colombia, a est con il Brasile, a sud-est con la Bolivia, a sud con il Cile, e ad ovest con l'Oceano Pacifico. Il territorio peruviano è stata sede di antiche culture, che vanno dalla civiltà Norte Chico, una delle più antiche del mondo, all'Impero Inca, lo Stato più grande dell'America precolombiana. Oggi il Perù è una Repubblica presidenziale democratica rappresentativa divisa in 25 regioni amministrative; la sua geografia fisica varia dalle pianure aride della costa del Pacifico, alle vette delle Ande e alle foreste tropicali del bacino amazzonico. Si tratta di un paese in via di sviluppo con un alto Indice di sviluppo umano e un tasso di povertà del 28,7%. Le sue principali attività economiche sono l'agricoltura, la pesca, l'estrazione mineraria, e la produzione di prodotti tessili. La popolazione peruviana, stimata in circa 30,5 milioni, è multietnica, e comprende amerindi, europei, africani e asiatici. Lima è la sua capitale, fondata col nome di Ciudad de los Reyes, centro culturale, industriale e finanziario dell'intero Stato sudamericano. Nel censimento del 2007 la popolazione, in continua crescita, di oltre 9 milioni di abitanti essenzialmente risultato della migrazione dalle campagne degli ultimi decenni, in particolar modo dagli anni sessanta del XX secolo: oggi è tra le 30 città più popolose al mondo. Lima è multietnica, le sue 28 università ne fanno uno dei principali centri culturali del Perù e dell’intera America Latina, ricca di musei, eventi culturali, fervente nel campo del commercio e dell’industria. La città si trova in una valle scavata dal fiume Rímac in riva all'oceano Pacifico sulla costa centrale del Perù. Il clima di Lima è abbastanza singolare: a parte il suo alto livello di umidità e scarse precipitazioni, sorprendono le sue strane caratteristiche grazie alle quali, pur essendo situata quasi al livello del mare in una zona tropicale, la costa centrale del Perù è molto più fredda di come dovrebbe essere dal punto di vista geografico. Essa presenta inoltre una serie di microclimi atipici a causa del freddo che le contraddistingue, ricoprendo con una coltre nebbiosa il territorio per buona parte dell’anno.

Alla fine del secolo XVIII il Vicereame del Perù, in seguito ai continui incendi che distruggevano la città di Lima ed il porto del Callao, ordinò che al suono d'allarme dovevano presentarsi i maestri falegnami, carrozzieri, caricatori, muratori ed acquaioli con i propri attrezzi, botti e secchi. Nel 1847, la nuova Repubblica vide la necessità di creare un servizio antincendio in ambito nazionale. Questo fu realizzato il 5 dicembre del 1860, quando un gruppo di ricchi commercianti peruviani e stranieri residenti nel Callao, decisero di proteggere le proprie vite e proprietà dal fuoco devastatore. Sorse così la Compagnia Nazionale di Pompieri Volontari “Unione Chalaca” che ancora ha il N°1, la più antica e nel cui certificato di nascita figura un italiano: José (Giuseppe) Dall'Orso. Il Corpo ha nelle sue origini una preziosa componente d'origine italiana; si tratta delle Compagnie dei Pompieri Roma (N° 2), Italia (N° 5), Garibaldi (N° 6 e 7) che oggi fanno parte delle unità più antiche, da più di un secolo si dedicano a salvare vite in questo Paese. Nel 1953 avvenne la rifondazione del Cuerpo con criteri moderni, avvenuta il 2 dicembre con il giuramento della Giunta Direttiva Provisionale. Oggi si compone di 202 compagnie distribuite in tutto il territorio nazionale, a cui fanno capo oltre dodicimila pompieri, di cui il 30% sono di sesso femminile. I prodi Bomberos, tutti organizzati su base prettamente volontaria e totalmente privi di riconoscimento economico, gestiscono annualmente oltre 140 mila emergenze suddivise tra incendi, soccorsi e interventi sanitari. Il Corpo dei Pompieri burocraticamente è un organismo decentralizzato che dipende dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e fa affidamento a un budget statale per comprare materiali, attrezzature e provvedere alla manutenzione delle unità. Tuttavia, molte unità sono in pessimo stato, cosa che a volte rende difficile il loro lavoro, nonostante i pompieri mantengano alto lo spirito e ogni volta ci siano sempre più giovani che vogliono entrare a far parte del servizio volontario; vendite di beneficenza, raccolte di fondi e feste sopperiscono ai deficit statali. La stazione n° 21 prende il suo nome “Rimac” dal quartiere di Lima in cui sorge, toponimo del fiume che scorre in mezzo alla Capitale e ne costituisce l’”anima” idrica. Qui, in calle Pedregal, operano gli APS “M21-1” e “M21-2” in configurazione polivalente, il carro soccorso “Res21” adibito agli interventi di “rescate”, l’ambulanza medicalizzata “SAMU-21” e la base “Amb-21” oltre all’ABP –“Cist-21” da 4000 litri.

Il casco in uso ai fratelli peruviani è il classico tipo americano, già visto in altri post, come quello sul casco americano di San José di California, o quello che descrive il casco dello Swaziland: in questo caso il Cairns 660 nel colore rosso che contraddistingue tutte le attrezzature dei pompieri del CBVP, incluse le tute. Sul fronte campeggia il simbolo del Corpo, uguale in tutto il Paese, su base catarifrangente; ai lati il numero indica la Caserma di appartenenza (che vanno dalla 1 alla 202 su base nazionale) e il crest a semicerchio con l’indicazione del nome della stessa, oltre a bande rifrangenti gialle sul perimetro. In alcune caserme, su base personale in virtù del costo nettamente maggiore, sono in uso anche i 1010 e 1044 e simili, caratterizzati da costolature molto più marcate e ampio scudo identificativo frontale in cuoio, più simili allo storico N5A visto nel post su New York. Completa il tutto la visiera frontale in metacrilato, il soggolo con aggancio rapido e il paranuca in tessuto Nomex a proteggere la parte posteriore del capo dagli effetti del calore e della fiamma. Qui troviamo il sito del Corpo Nazionale, e da qui è stata tratta la foto di un intervento congiunto con i pompieri di caserme adiacenti.
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venerdì 4 marzo 2016

Il casco nazionale tunisino Gallet F1S






La Tunisia, ufficialmente Repubblica Tunisina (el-Jomhūriya it-Tūnisiya), è uno Stato del Nordafrica bagnato dal mar Mediterraneo e confinante con l'Algeria ad ovest e la Libia a sud e a est. Si ritiene che il suo nome, Tūnus, abbia origine dalla lingua berbera, con il significato di promontorio, o, più probabilmente, "luogo in cui passare la notte". Il francese e l'italiano sono lingue molto diffuse, e sono utilizzate nella pubblica amministrazione, nell'istruzione superiore e nel commercio. ll 40% della sua superficie è occupato dal deserto del Sahara, mentre gran parte del territorio restante è composta da terreno particolarmente fertile; possiede inoltre circa 1.300 km di coste facilmente accessibili. Il Paese, è piccolo ed ha una popolazione di circa 11 milioni di abitanti, con una grande percentuale, oltre un milione, che vive all’estero, principalmente Francia e Italia: vale la pena di ricordare che, come gli altri Paesi del Maghreb, dal 1881 al 1956 la Tunisia, pur formalmente retta dal Bey o Signore di Tunisi, fu soggetta al protettorato francese. Oggi Tunisi, capitale del governatorato omonimo, è una città di 728.453 di abitanti che diventano 2.321.227 se si considera l'area metropolitana, numeri che la rendono, oltre che la città più popolosa  della Tunisia, anche la maggiore dell'Africa settentrionale.

In Tunisia i pompieri appartengono all’Ufficio Nazionale della Protezione Civile, e fanno parte delle forze di sicurezza del Ministero dell’Interno. Vi è una organizzazione centrale nazionale, che tra le altre cose gestisce il Centro di formazione nazionale di Naassen, e 24 direzioni regionali, che sovrintendono 35 stazioni di intervento, una brigata speciale di salvataggio e USAR, 19 centri di soccorso secondari e dieci posti avanzati dislocati nelle maggiori imprese private a maggior rischio di incendi. Il personale in uniforme si divide tra gli ufficiali che vanno da sottotenente a colonnello, i sottufficiali da sergenti ad aiutanti capo (il nostro Capo Reparto Esperto), mentre la base è composta da caporali e caporali superiori, per dare loro importanza gerarchica in caso di interventi congiunti con altre Armi statali. Hanno un ricco parco mezzi che vanno dai mezzi di soccorso sanitario, sia medicalizzati che di base, ai mezzi di estinzione (APS, ABP, ecc.) a quelli di soccorso (autoscale, gru, mezzi polisoccorso). A ciò si unisce la preziosa opera di prevenzione degli incendi, svolta tutti i giorni dai pompieri tunisini in affiancamento all’instancabile opera di soccorso e protezione dagli incendi.

Anche i pompieri tunisini, come gli altri di ascendenza francofona, negli anni sono passati attraverso i caschi Adrian per approdare al ben noto e diffuso elmetto Gallet F1, nella versione cromata di indubbio fascino estetico, oltre che funzionale: si vedano in proposito i due caschi già illustrati in precedenza, quello dell'Algeria e quello del Marocco, quest'ultimo in fase di aggiornamento con l'arrivo di un nuovo splendido esemplare. La particolarità del casco in collezione è la rara placca con fregio in rilievo, dotazione dei pompieri di questo Paese oltremare così vicino a noi, in cui troviamo raffigurato il simbolo dell’ente di appartenenza. Questo è composto dalla cartina stilizzata del Paese ai cui lati sono posti un ramo di ulivo e una spiga di grano, in sommità reca la mezzaluna con la stella ed al centro gli strumenti del lavoro, vale a dire la lancia antincendi e l’ascia sormontate dal profilo del vecchio casco Adrian oggi solo più destinato alle parati; in ultimo nel cartiglio si trova la scritta “Corpo Speciale Vigili del Fuoco” e la scritta "Allah è Maometto". Questo fregio viene montato sulla placca classica dei Sapeurs Pompiers in cromo, come il casco e costituisce un raro e interessante pezzo della collezione, testimonianza del servizio di questi fratelli a noi così vicini. Nella fotografia, presa da qui, si notano due sapeurs tunisini in intervento, del tutto paritetici nonostante l’ufficiale, mostrato sulla destra, appartenga al sesso femminile, retaggio dell’apertura e della laicità che, da sempre, contraddistinguono questo popolo. Qui si trova il sito dell’Ufficio di protezione civile.
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giovedì 7 gennaio 2016

Il casco dominicano Cairns Senator de La Romana






La Repubblica Dominicana è una democrazia rappresentativa situata nei due terzi orientali dell'isola caraibica di Hispaniola, nelle Grandi Antille. Confina a ovest con la repubblica di Haiti, ed è bagnata a nord dall'Oceano Atlantico, a sud dal Mar dei Caraibi e a est dal Canale della Mona, che la separa da Porto Rico; la sua capitale è Santo Domingo, e si parla lo spagnolo nella sua variante caraibica. Il territorio dominicano è prevalentemente montuoso, dominato dalla Cordillera Central con punte oltre i tremila metri, i più elevati dei Caraibi, ed il clima è tropicale caraibico, con piogge abbondanti e fasce climatiche in relazione all'altitudine. La popolazione ammonta a 9,9 milioni con un tasso di crescita dell'1,5% ma si stima la presenza di circa un milione di immigranti illegali haitiani, in fuga dalla lancinante povertà e dalle miserabili condizioni di vita del loro Paese flagellato da cataclismi e carestie, che sfuggono al normale censimento. La Romana è una delle 31 province in cui è suddiviso il territorio, ed è anche il comune capoluogo, popolato da 139.671 abitanti; la località prende nome da una pesa detta "la romana" e gestita da una famiglia romana, usata nel Cinquecento per valutare le merci importate ed esportate dall'isola di Hispaniola; da allora La Romana è stata centro dell'esigua emigrazione di italiani nella Repubblica Dominicana. Questa emigrazione è divenuta consistente e si è arricchita quando a fine Ottocento furono sviluppate piantagioni di zucchero nelle campagne circostanti: la famiglia Vicini ne è stata la massima rappresentante, ed ha successivamente promosso lo sviluppo del turismo nell'area con la creazione di "Casa de Campo", un villaggio turistico molto lussuoso. Ciò ha contribuito a fare de La Romana, terza città del Paese, una delle più ricche del territorio, proprio in virtù del suo essere epicentro dei flussi turistici, anche grazie alla presenza sul suo territorio di uno scalo aereo internazionale, insieme alla massiccia presenza della filiera produttiva della canna da zucchero in tutte le sue componenti.

Il Corpo Pompieri de La Romana fu fondato nel 1921 sotto la guida del Jefe, cioè Capo, Maggiore Gabriel Lama. La scarsa collaborazione delle autorità fece fallire questo progetto e trascorsero due decenni prima che, nel 1941, un gruppo di cittadini illustri rimettesse in piedi un servizio di soccorso pubblico degno di questo nome, che il 16 agosto del 1942 divenne finalmente reale con l’inaugurazione della sede, dove oggi c’è un ristorante in Calle Diego Avila. Nei mesi seguenti il servizio si organizzò in brigate, rispettivamente Pompe, Estintori, Soccorso e salvataggio, Crolli e puntelli, Polizia e ordine, Vettovagliamento, Musica e sanità del Corpo. La sede rimase in quella localizzazione fino al 1961, quando si trasferì in nuovi locali ristrutturati e migliorati presso la sede della Polizia nazionale, dove si trova tuttora, sotto la guida dal Colonnello Antonio Gerbasi, con una componente permanente unita a quella volontaria, che davano al Corpo un discreto organico. Inizialmente scarsi di mezzi, negli anni ’70 del secolo scorso grazie al Rotary Club di Portorico fu possibile acquistare un’autopompa usata, e grazie agli sforzi dei membri del Corpo uniti a fondi statali fu finalmente possibile acquistarne una nuova, di tipo americano, nel 1980. Negli anni ’90, vista la crescita del tessuto urbano, se ne aggiunse un altro, di tipo europeo, dono della comunità britannica, insieme alla prima ambulanza del Corpo. E’ del 2001 l’arrivo di una autobotte da 2000 galloni, destinata a rivoluzionare le capacità di intervento del Corpo, sotto la guida dell’illustre Capo Colonnello Medardo Antonio Quezada, detto Tony dai suoi affezionati pompieri, ai quali ha dato più personale, migliori uniformi e alimentazione, oltre ad un salario più alto. A lui si deve la costruzione di un nuovo distaccamento a nord della città e l’acquisto di quattro mezzi antincendio e uno di soccorso. In questo periodo fortunato si è anche creato un Dipartimento Tecnico con il compito di praticare la prevenzione degli incendi, uno dei mezzi più efficaci per ridurre i rischi di incendio e il miglior mezzo di salvaguardia delle vite umane e dei beni che i pompieri hanno il compito statutario di proteggere.

La ditta Cairns ha origine nel 1868 a New York quando i fratelli Jasper e Henry Cairns acquistarono la ditta fondata da Henry Gratacap nel 1836, e da allora rifornisce la grande maggioranza dei pompieri americani, anche dopo essere stata assorbita nel 2000 dalla multinazionale MSA. La produzione continua ad essere a Clifton, una cittadina del New Jersey in cui la Cairns & Brothers si è trasferita dalla storica sede di New York negli anni ’50 del ‘900. Il modello Senator in alluminio, presente in collezione con la prestigiosa e rara placca del Capo del Corpo de La Romana, il “Primer Jefe”, entrato in produzione del primo dopoguerra è rimasto sulla testa dei pompieri di tutto il Continente americano almeno fino agli anni ’70 del secolo scorso, per essere via via abbandonato a causa del problema di conduttività elettrica del metallo con è costruito, a causa del verificarsi di incidenti anche molto gravi, connessi con l’elettrocuzione intesa come complesso dei danni arrecati al corpo umano dal contatto con correnti elettriche pericolose.  

Qui c'è il blog dei pompieri de La Romana, e da Qui è stata tratta la fotografia della sede, il Cuartel, degli eroici colleghi centroamericani.
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giovedì 3 dicembre 2015

Il casco albanese Nazionale di Scutari






Oggettive difficoltà linguistiche e mancanza di contatti diretti hanno sempre reso difficile la conoscenza con un pompiere albanese, sia per quanto riguarda l'approvvigionamento di un casco, sia per le informazioni che sempre accompagnano i miei post. Poi nel breve volgere di pochi mesi l'amico, collega, referente collezionistico oltre che carissimo ispettore superiore ha reperito un raro e prezioso copricapo, pur in condizioni deplorevoli che, come sa chi frequenta questo blog, per me non costituiscono un motivo per ridurne il valore, anzi. In seguito il gentilissimo e disponibile amico albanese DOC di Shkodra anche se ormai madrelingua italiano, mi ha messo in contatto con un Vigile del fuoco che ha reso possibile la descrizione della struttura del Corpo albanese. Ad entrambi va il mio rigraziamento per aver contribuito a mettere un altro tassello a questa collezione e a questo blog: falenderim Reze, grazie Chris! 

L'Albania è uno Stato della Penisola balcanica situato nel sud-est dell'Europa. Il paese ha una superficie di 28 748 km² e una popolazione di 2,8 milioni di abitanti, è membro delle Nazioni Unite, la NATO, e altre numerose organizzazioni internazionali. Dal 24 giugno 2014 l'Albania è ufficialmente candidata per l'adesione all'Unione europea dopo aver richiesto formalmente l'adesione all'UE il 28 aprile 2009; è tra i paesi emergenti d'Europa, e, grazie alle numerose bellezze naturali, storiche ed artistiche, tra le nuove mete turistiche dei Balcani. La sua capitale è Tirana, principale centro finanziario del paese. Dopo decenni di isolamento, non solo con il blocco occidentale ma anche con gli stessi Paesi di oltre cortina di ferro, visti dal padre/padrone albanese Enver Hoxa come traditori dei dogmi del comunismo e quindi da evitare, recentemente riforme di libero mercato hanno aperto il paese agli investimenti stranieri, in particolare nello sviluppo di infrastrutture energetiche e di trasporto.
Scutari, in albanese Shkodra o Shkodër) è una municipalità (bashki) di 289.000 abitanti situata nell'Albania nord-occidentale, capoluogo del distretto omonimo, vicino ai fiumi Drin, Buna e Kir e di fronte all’omonimo lago, al centro di una zona, dove in un raggio di 45 km si passa dalle spiagge adriatiche, alle zone impervie e montagnose delle Alpi Albanesi. Scutari è luogo culturalmente importante per la nazione albanese, viene infatti considerata "La culla della cultura albanese", oppure la "Firenze dei Balcani", è città ricca di monumenti e attrazioni turistiche, oltre che essere da sempre considerata la capitale morale dell'Albania. Il clima è di tipo mediterraneo, con inverni miti ed estati calde: in inverno la temperatura difficilmente scende al di sotto dei -4 C°, invece d'estate può arrivare a 40 C°.

I pompieri albanesi o Zijarrfiksi sono statali in dipendenza dal Ministero dell’Interno, ed inquadrati nelle forze di Polizia regionali; l’organizzazione e la gestione spettano invece al Comune di riferimento. Ogni reparto ha quattro gruppi operativi composti da 7/8 persone, di cui 1 caposquadra, 2 autisti ed i restanti vigili oltre a un centralinista che gestisce la risposta telefonica. Ogni squadra presta un turno di 24 ore alternato a tre giorni di riposo, in uno dei quali garantisce comunque la reperibilità, per dare supporto alla squadra che non potesse fare fronte all’emergenza. In dotazione hanno vecchi mezzi dell’epoca comunista a cui si vanno via via affiancando nuovi APS, botti e scale della Mercedes o Iveco. Il pompiere albanese guadagna circa 300 euro al mese, e la tradizione vuole che si tramandi il mestiere di padre in figlio.

Il casco in collezione è un usatissimo, arrugginito, ammaccato, incompleto casco antisommossa della Polizia, di cui i pompieri sono parte, promosso sul campo all’uso pompieristico rendendolo visibile con adesivo catarifrangente. E’ in fornitura ai vigili del fuoco insieme a una pletora di altri caschi di tipologia molto variegata, frutto di donazioni di altri Corpi, di scambi, di acquisti personali del pompiere. Si vedono caschi inglesi, norvegesi, americani, e anche italiani, spesso con i loro fregi originali e le differenze cromatiche proprie delle loro attribuzioni originarie, a testimoniare la povertà nelle dotazioni dei pompieri albanesi ma contemporaneamente la volontà di riscatto e di miglioramento di questi colleghi così vicini a noi. Resta da capire se la strada della novità ed il nuovo decollo economico del Paese porteranno in futuro questi cugini a dotarsi dei classici Gallet o li avvicineranno ai nostri Sicor VFR, vista la pluriennale vicinanza che ci lega.

Nella fotografia uno dei momenti più gioiosi della vita della caserma, la visita di una scolaresca vociante e festosa. La foto è tratta da qui.
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